Rossana Bray, candidata con la lista civica Puglia Futura di supporto alla candidata Presidente della Regione Puglia Antonella Laricchia, ci racconti la sua idea di Puglia.
Innanzitutto è una visione realistica. Non mi sono mai piaciuti i discorsi retorici o elettorali, dove si promette di tutto e di più ben consapevoli di non poter realizzare neppure un decimo di quanto promesso. Io sono una che ci sta mettendo la faccia e che deve continuare a vivere anche dopo il 22 settembre. Una visione realistica non può che partire dallo status quo. Smettiamola di dire che va tutto male e bisogna cambiare tutto. Non è vero e non può essere vero perché, come dicevo, non sarebbe realistico. Ci sono settori che vanno bene, in cui bisogna migliorare ancora, e settori che necessitano un’attenzione in più. Il cambio epocale, invece, riguarda non tanto o non solo le azioni da mettere in campo, ma un modo di concepire la politica, che condivido con il movimento. Un’idea di politica svincolata dalle logiche che la governano. Mi piacerebbe riportare le competenze e il merito al governo dei singoli settori. Credo che uno dei problemi importanti del Paese, non solo della regione, sia quello di affrontare la rivoluzione industriale che è in atto e la transizione al digitale che richiedono non solo investimenti in infrastrutture ma soprattutto competenze adeguate che riescano a modificare i processi amministrativi cosi come quelli aziendali collegati a sistemi di monitoraggio continuo e costante dei dati e degli indicatori di performance. Non si può più accettare che chi sbaglia non abbia responsabilità nella politica come nell’economia, nelle pubbliche amministrazioni cosi come nelle aziende.
Tornando alla sua domanda, la mia idea di Puglia, intesa come amministrazione regionale dovrebbe avere una struttura organizzativa coerente e strutturata. Mi spiego: manca nel modello organizzativo della Regione Puglia una struttura di programmazione strategica che coordini i diversi assessorati nel raggiungimento degli obiettivi strategici regionali. Negli ultimi anni abbiamo avuto la percezione che ogni assessorato lavorasse a compartimenti stagni, quando non addirittura in competizione”.
Che cosa intende?
A volte, anzi spesso, si ha la sensazione che la mano sinistra non sappia che cosa faccia la mano destra, giusto per citare un adagio delle nostre nonne. Così non va bene. Oggi l’informatica è di grande ausilio nella gestione di elevate quantità di dati e di processi, ma è necessario che le indicazioni politiche siano chiare e condivise. Una migliore organizzazione interna si traduce naturalmente in attività efficaci ed efficienza dei servizi per tutti i cittadini. Tutto può essere digitalizzato e messo a disposizione del sistema. Per esempio il fascicolo clinico digitale, dovrebbe essere fruito da tutto il sistema sanitario nazionale nello spazio virtuale, per cui il paziente da Torino a Catania può scegliere un ospedale senza doversi portare dietro il proprio fascicolo, ma pensiamo anche alla gestione delle informazioni relative alle prestazioni energetiche di un edificio, di un quartiere, del patrimonio immobiliare pubblico. Un passaggio importante, secondo me, è quello di mettere a sistema il sistema.
Uno dei nostri punti di grande debolezza sono le infrastrutture digitali ma anche fisiche e dei trasporti. La Puglia fa parte di quelle regioni meridionali d’Italia il cui sviluppo è stato da troppo tempo condizionato negativamente dall’assenza di collegamenti di trasporto per le persone e le merci, risultando poco attrattivo per le aziende che non si insediano in un territorio isolato dal resto dell’Europa. Quelle che lo hanno fatto, hanno approfittato degli incentivi ma i risultati non sono stati quelli attesi perché queste aziende hanno mantenuto la governance altrove. Il braccio operativo in Puglia e il cervello da qualche altra parte al Nord. Questo ha significato che quelle aziende, a parte i pochi posti di lavoro precari, non hanno prodotto indotto, perché gli acquisti, le commesse, tutta l’amministrazione di quell’aziende è rimasta al Nord. In Puglia hanno allestito delle officine o delle unità operative in alcuni casi, che hanno smantellato appena gli impegni relativi agli incentivi sono terminati. Ecco questa è per me una politica miope, priva di una visione di sistema, che non ha prodotto sviluppo, ha solo tamponato le falle macroscopiche conseguendo risultati individuali collegati al consenso personale.
Servono risposte non soltanto analisi
Partiamo dalla formazione, dalle professionalità e dall’Europa. Il sistema dell’istruzione, dell’educazione e della formazione necessitano di riforme strutturali che le rendano efficaci e al passo coi tempi. Il sistema scolastico attuale si basa ancora sulla Riforma della Scuola del Regno d’Italia il cui impianto si basava sulla lotta all’analfabetismo. La pandemia COVID ha avuto un impatto dirompente sull’istruzione e sulla formazione con nuovi modi di insegnare ed apprendere che richiedono soluzioni innovative, creative ed inclusive. Oggi la rivoluzione industriale e la transizione al digitale richiedono una riforma dei contenuti e delle procedure del sistema della formazione professionale al fine di poter competere con la concorrenza di una formazione destrutturata e online, specie in determinati settori più vicini all’Hi Tech, che necessitano di aggiornamento costante e continuo. L’offerta di formazione erogata su piattaforme e organizzata ormai anche dalle aziende sotto forma di Accademy rappresenta una minaccia per il sistema universitario dal momento chela laurea rischia di perdere valore legale, almeno per alcune discipline.
La Riforma del 3 +2 universitario, la laurea triennale e la magistrale, che ci doveva equiparare al resto dell’Europa, non ha funzionato perché le dinamiche interne agli atenei e alla didattica sono rimaste le stesse ante-riforma. Stesso discorso va fatto per i crediti formativi che hanno messo in moto un sistema di mercificazione del credito, per cui lo studente non è interessato ad ascoltare un premio Nobel o partecipare ad un convegno internazionale se quelle ore non gli vengono riconosciute come crediti. Insomma, anche qui dobbiamo cambiare la mentalità. Molti dei nostri liceali studiano perché devono superare l’anno o perché hanno genitori severi, non perché riescono a immaginare un futuro lavorativo sullo sfondo di quello studio. Il tasso di abbandono scolastico specialmente al sud ci regala un triste primato.
Dell’Europa molti di noi hanno un’immagine distorta, come di un’istituzione che non ci appartiene e che non sfruttiamo quanto dovremmo in termini di progetti e finanziamenti. In parte è vero, ma non si dice mai perché. Non è che noi italiani siamo indolenti, è che i tempi dell’internazionalizzazione non sono compatibili con la politica. E torniamo all’idea della politica da cambiare se lei pensa che tra la pubblicazione di un bando europeo e la conclusione di un progetto (approvato e finanziato) passano dai 4 ai 5 anni, capisce bene che queste non sono azioni appetibili per l’amministratore politico, il quale potrebbe non avere 5 anni per godere dei risultati e non è generoso nel lasciarli in eredità a chi gli succederà. A questo aggiunga le procedure interne rese più complicate da tutte le norme anti-qualcosa e il risultato è sotto gli occhi di tutti.
Ritorno quindi alla proposta di istituire nell’organizzazione regionale una struttura di programmazione comunitaria con un Grant Office regionale collegato all’ufficio di Bruxelles che promuova la Regione Puglia in Europa faciliti la rappresentazione delle istanze regionali negli organi e nelle commissioni anche attraverso i suoi referenti nazionali e promuova la presentazione di progetti ai bandi comunitari supportando i Comuni, le università e le istituzioni regionali laddove tali competenze non fossero presenti. Un processo collaborativo integrato che riconosce nella Regione Puglia un ruolo centrale nello sviluppo delle potenzialità del territorio.
(Pubbliredazionale elettorale)