«Caro Matteo, ti chiediamo di intervenire nel modo più celere possibile per assumere, nell’esclusivo interesse del partito, ogni più opportuna iniziativa che restituisca compattezza e slancio alla sua azione politica, a cominciare da scelte urgenti che restituiscano ai pugliesi il buon governo del centrodestra dopo 15 anni di sinistra».
Si conclude così la lettera che oltre 100 amministratori ‘dissidenti’ della Lega pugliese hanno inviato a Matteo Salvini per chiedere un suo immediato intervento in Puglia al fine di portare serenità all’interno di un partito dilaniato dalla contrapposizione tra anime diverse che non riescono a fare sintesi.
Che la situazione nel Carroccio non fosse idilliaca lo si era capito in varie circostanze, ma la candidatura di Nuccio Altieri a Governatore di Puglia, lanciata dall’attuale gruppo dirigente per stoppare la corsa alla nomination di Raffaele Fitto – espressione di Fratelli d’Italia ma in grado di unire la coalizione –ha fatto deflagrare la situazione.
E la pentola una volta scoperchiata ha fatto uscire fuori tutto il malumore che cova da mesi. La missiva è stata recapitata al Capitano proprio nel giorno in cui la Giunta per le Immunità del Senato ha respinto la richiesta di autorizzazione a procedere nei confronti dell’ex ministro dell’Interno sul caso Open Arms.
La vecchia classe dirigente, quella che giornalisticamente viene definita dei leghisti della prima ora, non sopporta di essere stata estromessa dalla new entries, provenienti da altre esperienze politiche e considerate ‘logore e poco spendibili’. Bravi soltanto, insomma, a salire sul carro del vincitore, o che tale sembrava, ma privi di una reale condivisione dei valori che sarebbero da sempre alla base del Carroccio.
«Da ormai un anno, l’intera originaria classe dirigente del partito sul territorio regionale, fatta di amministratori e militanti di “Noi con Salvini” prima e della Lega-Salvini Premier poi, è stata del tutto estromessa dalla vita politica interna, al punto che i massimi organi collegiali del partito risultano non rappresentativi della reale consistenza sul territorio. Ma, ancor più di questo, duole constatare come si sia del tutto interrotta ogni attività finalizzata alla formazione interna, alla riflessione ed al coinvolgimento pubblico sui temi fondanti l’identità politica della Lega, in altre parole alla costruzione di una classe dirigente credibile, preparata ed autorevole. Parimenti, risultano raffreddati o irrimediabilmente perduti i rapporti precedentemente costruiti ed il coinvolgimento con realtà rappresentative dei corpi intermedi, dalle categorie produttive a quelle professionali, dalle famiglie alle confessioni religiose».
La goccia che ha fatto traboccare il vaso dei dissidenti è stata, come detto, l’individuazione dell’attuale gruppo dirigente di Nuccio Altieri a candidato presidente della Regione Puglia. Un nome che non solo non sarebbe stato condiviso all’interno del partito, che non solo sembra essere espressione di una parte della Lega contro l’altra, ma che addirittura sarebbe stato pensato come una sorta di cavallo di troia per il centrodestra, al fine di spaccare la coalizione e far vincere Emiliano. L’ipotesi sullo sfondo sarebbe quella dell’inciucio tra chi batte le carte adesso partito di Salvini e il Governatore di Puglia.
La scelta di Altieri avrebbe solo quel senso come si legge nel durissimo comunicato: «Indicazione assolutamente priva del necessario riconoscimento sia all’interno dello stesso partito, che all’esterno perchè, come globalmente riconosciuto, priva di consenso e radicamento territoriale. Insomma, l’impressione data all’esterno (stampa, social, alleati, elettori) è quella della indicazione di un nome purchessia che, però, anche per i modi e i tempi con cui è stato indicato, non avrà mai il consenso della coalizione e rischia solo di spaccarla. La Lega in Puglia annovera persone capaci, radicate ed in grado di intercettare consenso anche ulteriori rispetto a quello proprio; così come nella società civile sono presenti accademici, imprenditori, figure di rilievo con sensibilità vicina a quella della Lega. A queste possibilità bisognava guardare, per tempo e costruendo un percorso virtuoso; questo, però, colpevolmente non è stato fatto e le ultime iniziative rischiano di avere il solo di fine di favorire Emiliano e la sinistra».