“Tra Lopalco e realtà”. L’epidemiologo candidato con Emiliano risponde alle critiche: “non ci trovo nulla di male”

L’epidemiologo Pierluigi Lopalco prova a rispondere alle critiche sollevate dalla sua candidatura alla Regione Puglia in una lista a sostegno di Michele Emiliano.

L’epidemiologo Pierluigi Lopalco prova a rispondere alle critiche sollevate dalla sua candidatura alla Regione Puglia in una lista a sostegno di Michele Emiliano.

Più che una voce sembra quasi una certezza. Pierluigi Lopalco, l’epidemiologo voluto da Michele Emiliano per guidare la task-force contro il Coronavirus scenderà in campo per un’altra sfida, quella delle regionali. Sembra che il professore, consulente per il Covid19, abbia intenzione di candidarsi e chissà, a urne chiuse e vittoria in tasca del Governatore, di ricevere le chiavi della sanità pugliese. Una possibilità che ha sollevato qualche malumore negli avversari del centrodestra che hanno accusato il virologo di ‘sfruttare’ la popolarità conquistata a suon di apprezzate apparizioni televisive durante la pandemia per tamponare la presunta crisi di consensi di Emiliano, aiutandolo ad arrivare all’appuntamento con le urne di settembre con maggiore respiro.

Tra Lopalco e realtà

Qualche critica piccata era arrivata anche dalle pagine del Corriere della Sera, nell’intervento a firma del giornalista e vicedirettore Massimo Gramellini.

«L’unico dubbio era se sarebbero entrati prima in politica o nei reality. I divi del Covid hanno scelto la strada più facile: l’epidemiologo Pierluigi Lopalco s’accinge a candidarsi nella lista di Emiliano in Puglia per aiutarlo a resistere alla seconda ondata di Fitto, con l’obiettivo di garantire il distanziamento sociale almeno nelle urne. Già mi pregusto gli slogan: «Più tamponi per tutti» e «Per una politica delle mani pulite, anzi disinfettate». […] Non date retta agli ultimi fessi come il sottoscritto, i quali pensano che la politica sia un mestiere complicato che va appreso da giovani in apposite scuole di partito e poi affinato per tutta la vita. Molto meglio affidarsi a chi non ne sa nulla, come stiamo facendo da quasi trent’anni con splendidi risultati. In fondo, nel passaggio dal camice alle istituzioni, i virologi non potranno comportarsi peggio di attori, giornalisti e venditori di bibite. Adesso che Lopalco ha preso il virus, aspettiamoci una pandemia: Zangrillo sindaco di Milano, Ilaria Capua agli Esteri e Burioni al Quirinale tra due corazzieri in mascherina» si legge nella rubrica il Caffè di Massimo Gramellini, “Una tazzina di parole ogni giorno sul Corriere della Sera”.

Scienziati che si candidano in politica: “non c’è nulla di male”

La risposta dell’epidemiologo non si è fatta attendere «Come Gramellini sono sempre stato convinto che il mestiere della politica sia complicato, faticoso, serve un talento specifico e, soprattutto, serve la scuola. Scuola che nella notte dei tempi era tenuta dai partiti. Sono ormai decenni che le scuole di partito sono chiuse. Dove sono dunque i professionisti della politica? dove si sono formati? nella famosa Università della Vita?”. Allora, mio caro Gramellini, affrontiamo la realtà. Almeno nell’attesa che il vento distruttivo dell’antipolitica si sciolga così come si è alzato. Nel frattempo – si legge nel lungo post di Lopalco – non ci trovo nulla di male nel fatto che un professionista ponga le proprie competenze al servizio della comunità mettendosi in gioco con la puerile ambizione di poter cambiare le cose».

«Se l’alternativa fosse Moro o Berlinguer, il problema non si porrebbe. Ma di Moro e Berlinguer in giro se ne vedono ben pochi. Un professore di Igiene, che studia ed insegna da anni organizzazione sanitaria sarebbe un cattivo Assessore alla Sanità? Probabilmente si, ma qualche chance che ci azzecchi la vedo» continua Lopalco nella sua replica che sembra confermare le voci.

«Sicuramente – conclude – non gli conviene a livello personale e professionale. Un professionista arrivato all’apice della carriera guadagna di più ed ha più prestigio, facendo una vita certamente più comoda. Ma allora, chi glielo fa a fare? ecco, appunto».



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