Lotta al caporalato, arriva la nuova norma: ‘Confisca di tutti i beni per chi sfrutta gli agricoltori’

Il Parlamento ha approvato le modifiche al Codice Antimafia in materia di caporalato e in arrivo, adesso, ci sono sanzioni più severe. Per chi viene dichiarato colpevole del reato di sfruttamento di braccianti infatti è prevista la confisca di ogni bene. Il PD esalta il Governo.

E’ stata scritta una pagina storica oggi nel mondo della lotta al caporalato. Il Parlamento, infatti, ha approvato una nuova norma nel Codice Antimafia che prevede da confisca di ogni bene impiegato da chi commette un illecito di sfruttamento di lavoratori agricoli nelle campagne. Un nuovo deterrente, insomma, perché fatti del genere non si possano più ripetere e che hanno troppo spesso alla morte di tanta gente sfruttata.  
 
La notizia della riforma al Codice Antimafia è stata accolta con soddisfazione tra le fila del Partito Democratico. Così i parlamentari pugliesi Salvatore Capone ed Elisa Mariano, dopo l’approvazione alla Camera delle modifiche alla disciplina dei beni confiscati, commentano: ‘questa scelta normativa è l’esito di un percorso nato da lontano con una proposta di legge di iniziativa popolare firmata da diverse associazioni, tra cui Libera, da 120mila cittadini per consentire maggiore efficacia alle norme sulla gestione dei beni confiscati alla criminalità organizzata. Continuiamo così l’azione determinante contro la mafia e contro il caporalato che il Governo e i Ministeri del Lavoro, dell’Agricoltura e della Giustizia hanno sostenuto quest’anno in modo fortissimo. Non ci può essere agricoltura di eccellenza nel nostro paese se non eliminando alla radice le forme di sfruttamento e di intermediazione illecita del lavoro. Un obiettivo che possiamo raggiungere solo con un’alleanza forte con le imprese agricole’, conclude Capone.
 
‘Proponendo al Parlamento l’approvazione della norma contro il caporalato – chiosa Elisa Mariano – il Governo ha correttamente inteso che questo fosse un obiettivo corale, condiviso dalle forze politiche presenti in Parlamento perché solo un cambiamento radicale e condiviso potrà scardinare le logiche aberranti di sfruttamento del lavoro bracciantile. Quello che abbiamo purtroppo dovuto registrate in questa torrida estate e in questi anni nelle campagne pugliesi e salentine non dovrà più ripetersi. Mai più tendopoli vergognose, mai più ghetti, mai più silenzi e disattenzioni complici’.
 
Esulta anche Teresa Bellanova, per la quale: ‘Il Governo ha avuto ragione quando ha scelto di presentare al Parlamento in sede di Riforma del Codice antimafia gli emendamenti espressamente volti a contrastare e combattere il caporalato. Colpendo al cuore economico e patrimoniale caporali e aziende,  Parlamento e  Governo affermano senza tentennamenti di voler colpire non solo i caporali, erogatori di servizi criminali alle imprese, ma anche gli imprenditori che illecitamente traggono ricchezza dallo sfruttamento e dalla riduzione in schiavitù. Chi, per ragioni di altra natura e per fiato troppo corpo, critica nel merito l’azione del Governo e del Parlamento rischia oggi di alimentare una dinamica perversa in cui non si comprende bene chi è con chi, sfilacciando un fronte che dovrebbe viceversa avere come unico e prioritario obiettivo la lotta al caporalato senza riserve per la tutela e la dignità del lavoro, per l’eccellenza delle nostre imprese, per la qualità etica dei nostri prodotti. Un obiettivo che dobbiamo alle lavoratrici e ai lavoratori, alle imprese sane, al principio di concorrenza leale, alle troppe donne e ai troppi uomini che di lavoro nero e sfruttato sono morti. 
 
Dobbiamo essere capaci di riconoscere la straordinaria azione del Governo, mai come adesso impegnato concretamente nella lotta al caporalato con il varo di una rete di azioni sinergiche: dalla Rete del lavoro agricolo di qualità alle misure che equiparano il reato di caporalato ai reati di mafia alla nascita dell’Agenzia unica per le ispezioni sul lavoro’, conclude l’esponente Dem.



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