
Nel corso del suo primo intervento in Via Capruzzi, il consigliere salentino è intervenuto sulla questione che anima il dibattito politico degli ultimi giorni
“Non trasformiamo il Senato della Repubblica in una camera di nominati”, ha aperto così il suo primo intervento nell’assise di Via Capruzzi, Luigi Mazzei, dando, così, un apporto al dibatto politico che anima, in questi giorni, le pagine dei giornali: la riforma della “Camera Alta” che verrebbe trasformata in un’Assemblea delle Autonomie (alla quale parteciperebbero, tra gli altri, i presidenti delle giunte regionali, due membri di ogni Consiglio Regionale e tre Sindaci eletti dall’Assemblea dei primi cittadini della Regione, che non avranno alcuna indennità) e che ha fatto molto parlare creando anche una polemica tra il Premier, Matteo Renzi e la seconda carica dello Stato il Presidente del Senato, Pietro Grasso .
“Un conto è la legittima intenzione, da tutti auspicata, di ridurre le spese della politica – ha proseguito Mazzei – ben altro non rispettare, andando contro, i dettami della Carta Europea delle Autonomie Locali secondo la quale non possono esistere organismi istituzionali rappresentativi senza il suffragio universale dei loro rappresentanti”.
Il Consigliere regionale, però, pone l’accento su un’altra questione, quella relativa, appunto, ai componenti dell’Assemblea delle Autonomie e dei loro impegni istituzionali: “Ciò che è cosa ancora più grave sta nel fatto che il Senato voluto da questo Governo e dalla maggioranza che lo sostiene, vedrebbe tra i suoi membri amministratori locali già impegnati alacremente nella loro attività sul territorio. Come potrebbero dedicarsi all’azione di quella che rimane sempre la Seconda Camera della Repubblica avendo un carico di impegni enorme nei Comuni e nelle Regioni di provenienza? Un esempio su tutti?
Prendete il Sindaco di Bari: sarebbe in un sol colpo Primo Cittadino di un Capoluogo di Regione, Presidente della Città Metropolitana e membro del nuovo Senato. Come potrebbe assolvere a tutti i suoi impegni in maniera adeguata?”
Da qui, infine, parte la proposta di un Senato più snello, con meno rappresentanti, ma eletti dai cittadini: “A meno che, sull’altare del presunto risparmio, non si debba sacrificare la qualità dell’azione politica ed amministrativa. E questo allora sarebbe un danno e non un vantaggio per i cittadini. Propongo, pertanto, la nomina di un Senato eletto in un'unica chiamata alle urne che accorpi il voto per le regionali con il voto per la camera della Autonomie dello Stato, ovviamente dimezzato nei numeri, cosa sulla quale tutti possiamo concordare”.