Non si respira la tipica aria di campagna elettorale a Parabita, dove il fermento in vista delle elezioni amministrative di maggio è stato macchiato da alcuni episodi inquietanti. Talmente ‘preoccupanti’ che la Prefettura di Lecce ha convocato una riunione tecnica di coordinamento delle Forze di Polizia, fissata per venerdì mattina alle 10.00 nella sede del Comune che torna alle urne dopo lo scioglimento per mafia nel 2017.
Un segno di ‘solidarietà’ al lavoro svolto dalla commissione straordinaria, finita del mirino di criminali ancora senza nome. Un modo, come si legge nella convocazione, per testimoniare la presenza dello Stato, garante della democrazia e della legalità soprattutto in vista della prossima tornata elettorale.
Le ‘intimidazioni’
Ad allarmare sarebbero alcuni messaggi intimidatori recapitati in Municipio. Una prima busta era indirizzata ai commissari Andrea Catandori, Sebastiano Giangrande e Gerardo Quaranta. All’interno un foglio con su scritto “Chi si fa i cazzi suoi, campa 100 anni. Un amico”. Una seconda busta, invece, conteneva un manifesto funebre che annunciava la dipartita di Marco Cataldo, ex consigliere di minoranza e attuale candidato sindaco. E non sarebbe nemmeno un caso isolato.
Spetterà agli inquirenti fare luce sull’accaduto. Certo è che nella cittadina ionica si respira un’aria pesante, considerando anche il fatto che mancano pochi giorni alla presentazione delle liste in vista delle elezioni. Un appuntamento importante per un comune chiamato a ‘cancellare’ l’ombra delle infiltrazioni mafiose.
Il Commissariamento, infatti, fu solo l’ultimo atto dopo l’inchiesta giudiziaria denominata “Coltura” che aveva fatto luce sul presunto legame tra la criminalità organizzata e la politica locale. Un’ombra impossibile da ignorare, soprattutto dopo l’arresto del vicesindaco Giuseppe Provenzano, il «santo in paradiso» come lui stesso si era definito in un’intercettazione.
