No Tap, Giannone e Cunial chiedono il sequestro del cantiere in Parlamento: “scegliete da che parte stare”

Le due deputate, passate dal Movimento 5 Stelle al Gruppo misto, sono tra le firmatarie dell’interrogazione parlamentare al Presidente del Consiglio e al Ministro dell’Ambiente.

“È il momento di decidere da che parte stare”. Sono queste le parole delle deputate Veronica Giannone e Sara Cunial a pochi mesi di distanza dal giorno in cui, insieme ad altri colleghi, hanno presentato un esposto alla Procura di Lecce per “denunciare le ripetute e gravissime violazioni perpetuate da Tap”, un danno nei confronti della popolazione pugliese e della terra salentina.

Parole dure e nette da parte delle deputate che arrivano a seguito del rinvio a giudizio di 19 indagati nell’ambito di una delle inchieste sul gasdotto che “apre finalmente uno spiraglio di giustizia e di speranza – dichiara Veronica Giannone – Quello che sta succedendo è un atto criminale ai danni della collettività, dell’ambiente, del paesaggio e del futuro di quella Regione”.

Veronica Giannone

È in virtù delle “gravissime violazioni penali e i rischi sempre più evidenti per la popolazione riscontrati dalla magistratura” che le deputate hanno chiesto al Presidente del Consiglio Giuseppe Conte e al Ministero dell’Ambiente Sergio Costa lo stop dei lavori di Tap ed il sequestro immediato del cantiere, in attesa della conclusione del procedimento penale.

“Ulivi espiantati senza permesso, inquinamento delle falde acquifere, violazione dei vincoli paesaggistici, abusi edilizi, ripetute e, secondo la giurisprudenza della corte UE, irrimediabili violazioni alla direttiva Via (Valutazione di impatto ambientale)  – continuano le deputate – Infrazioni non di poco conto a cui si aggiungono una serie di comportamenti altamente lesivi di interessi e diritti non monetizzabili, come la salubrità dell’ambiente, i diritti fondamentali dell’uomo, l’essenza della democrazia, della sovranità nazionale e dell’autodeterminazione dei popoli”.

Se da un lato i 19 indagati sono stati rinviati a giudizio, dall’altro proprio oggi 25 attivisti No Tap vengono giudicati per aver manifestato nella notte tra il 12 ed il 13 novembre del 2017 contro la realizzazione della recinzione della zona rossa che doveva consentire l’espianto degli ulivi ed il procedere dei lavori, adesso rivelatosi illeciti. “È il momento di scegliere da che parte stare – concludono le parlamentari – dalla parte di chi difende la terra e il proprio futuro o di chi, da anni, agisce per distruggerlo? Nel decreto della Procura oltre al comitato No Tap e ai sindaci della zona, risultano parte offesa il presidente della Regione Emiliano e lo stesso Ministero dell’Ambiente. A loro il potere e il dovere di agire”.



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