Piano delle alienazioni, Palazzo Carafa mette in vendita beni ‘di troppo’ per 77 milioni

Ben 59 fabbricati e 39 terreni sono stati inclusi nel nuovo Piano delle Alienazioni 2016-2018. Diverse lle sedi storiche che saranno destinate ad usi commerciali. In tal modo, Palazzo Carafa – se le vendite andassero a buon fine – ricaverebbe circa 77 milioni di euro.

Il Comune di Lecce torna a mettere in vendita i suoi beni e, in particolare, quelli ritenuti “non strumentali all’esercizio delle proprie funzioni istituzionali”. Si tratta di ben 59 fabbricati e 39 terreni. Certo, qualora non risultino propriamente fondamentali alle attività politiche, ai più potrebbero sembrare quasi superflui. E allora, perché non ricavarci qualche euro alienandoli? Un ragionamento che, dal punto di vista commerciale, tutto sommato ci sta. Parliamo, ad ogni modo, di impianti e strutture che oltre al valore economico, ne includono un altro: quello storico. Luoghi raffiguranti la storia della città. Esempio? Tribunale, stadio e scuole. Qualche giorno fa, infatti, la delibera di giunta ha approvato il nuovo Piano delle Alienazioni 2016-2018 – allegato al bilancio di previsione – dal valore complessivo di 77 milioni di euro. Beh, una bella cifra che, senza dubbio, alle casse di Palazzo Carafa farebbe comodo (come del resto in qualsiasi Municipio d’Italia, i tempi sono magri per tutti).
 
Ciò significa che agli immobili già destinati a rientrare in tale programma – ma non ancora venduti – se ne aggiungono altri. Con in più quelli acquisiti al patrimonio comunale secondo il Dls 2013 “disposizioni urgenti per il rilancio dell’economia”, sebbene qui risultino tuttora work in progress le procedure di acutizzazione all’alienazione. Stesso discorso per strutture destinate a divenire alloggi, uffici o addirittura negozi. Destino analogo – con ogni probabilità del caso – per la ex Caserma dei Vigili Urbani situata in viale de Pietro, dal costo di oltre mezzo milione di euro. E pure l’ex Omni (plesso che ospitava l’Opera Nazionale Maternità e Infanzia) lungo viale Marche e alcuni uffici del settore Urbanistica.
 
Per quanto concerne invece l’ex Villa Citti – oggi sede dell’Assessorato alle Politiche Sociali – dovrebbe trasformarsi in un complesso residenziale (partendo da 450mila euro). E che dire, inoltre, dell’ex Istituto “Margherita di Saovoia” sito in via Palmieri, a due passi Porta Napoli e da Piazza Duomo (qui parliamo di quasi 3 milioni di euro), papabile struttura ricettiva.  L’ex anagrafe, invece, presenta un prezzo d’asta di circa 2 milioni di euro; l’ex stazione di monta equina 111mila euro e, infine, una sfilza lunghissima di case in vendita nelle viuzze del centro storico.
 
Insomma, il capoluogo salentino intende voltare pagina, sacrificando pezzi di storia intera in favore dello sviluppo commerciale. Una conseguenza dell’improvviso boom turistico degli ultimi anni? Può essere. Va bene “reinventarsi” pur di creare lavoro; e va benissimo rimpinguare un piatto che – dal punto di vista finanziario – purtroppo “piange”.
 
Non dimentichiamoci, però, della cultura e della solidarietà. Sarebbe bello che determinati luoghi fossero destinati pure agli eventi, alle iniziative, alle tante associazioni operanti nell’ombra per la carità, aiutando molti leccesi disoccupati, o peggio, senza speranza. Occorre pensarci ancora un po’, magari, prima di procedere spediti.



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