Primarie del centrodestra, scoppia la guerra per i simboli di partito. E c’è chi promette di andarsene

Acque agitate nella coalizione di centrodestra che il 17 marzo sarà chiamata a scegliere il proprio candidato Sindaco. Il Comitato di Garanzia prova a mediare.

Si inceppa il motore delle primarie del centrodestra. E sembra essere non di poco conto il granello che, in queste ore, sta rallentando la macchina organizzativa. Sarebbe scoppiata, infatti, la lite tra i tre contendenti sull’uso o meno del simbolo sulla scheda elettorale. Solitamente è immancabile accanto al nome di un candidato, come dimostrano anche le esperienze di Foggia e Bari, ma a Lecce il Comitato di Garanzia avrebbe optato per una scelta diversa da quella adottata negli altri capoluoghi di provincia chiamati alle primarie.

La cosa avrebbe infastidito qualcuno dei candidati che, invece, vuole il simbolo del suo partito di riferimento sia per ragioni di trasparenza nei confronti degli elettori sia per tatticismo politico. Si sa, in certi momenti, alcuni simboli elettorali tirano più di altri senza trascurare il fatto che aiutino le persone un po’ più agée a riconoscere subito a chi vuole dare il suo voto.

In queste ore sono febbrili i tentativi di mediazione per evitare che i malumori si trasformino in qualcosa di ben più grande. C’è addirittura chi racconta un aut aut da parte di uno dei contendenti: «o sulla scheda si mettono i simboli dei partiti o ci ritireremo dalle primarie che diventerebbero una farsa». Leggermente gonfiate o totalmente corrispondenti al vero, queste dichiarazioni riportateci a microfoni spenti non nascondono il clima poco idilliaco non tanto tra i tre contendenti (che tra di loro stanno dimostrando grande fair-play, ma tra le forze politiche di riferimento, spesso divise – quando non lacerate – al proprio interno).

Poche ore e l’arcano sarà risolto. Si capirà presto se gli organizzatori hanno optato per l’utilizzo dei simboli oppure no con l’evidente danno di immagine per una consultazione che avrebbe dovuto riaccendere gli entusiasmi in una coalizione che, anche se non proprio unita, si sente maggioranza in città. E poi, sarebbe troppa la delusione negli elettori sempre più stanchi dei teatrini.