Primarie, l’importanza di partecipare. L’editoriale di Giacomo Fronzi

A poche ore dalla chiusura dei seggi per le Primarie del centrosinistra, l’intellettuale salentino Giacomo Fronzi, componente del coordinamento nazionale e coordinatore provinciale di SinistraDem e segretario Pd di Trepuzzi, ricorda l’importanza di partecipare all’evento.

L'editoriale di Giacomo Fronzi*

Tra pochi mesi la regione Puglia avrà un nuovo presidente. Non c’è dubbio che si tratterà di un passaggio fondamentale per il futuro della nostra regione. Ancora più importante, per gli elettori del centrosinistra, sarà la data di oggi, 30 novembre 2014, dalle ore 08.00 alle ore 22.00 (www.primariepuglia.it), giorno in cui potremo scegliere il nostro candidato alle regionali 2015. I tre candidati, come si sa, sono Michele Emiliano eGuglielmo Minervinidel Partito Democraticoe Dario Stefàno di SEL. Al netto delle criticità poste dalle primarie in salsa italiana, dei dubbi che esse sollevano e di tutte le “complicazioni” delle quali in questi anni abbiamo fatto esperienza, un dato è certo: le primarie continuano a rappresentare, per il centrosinistra italiano, un importante esercizio di partecipazione.
Il senso e il significato delle nostre Primarie è proprio quello di ri-creare un rapporto sentimentale tra politica e cittadini, dimostrando e praticando una diversità che, nel contesto politico italiano, si concretizza nel fatto che il centrosinistra è prima di tutto una comunità di persone che partecipano, discutono e scelgono. Tanto più importanti sono queste consultazioni “interne” se si pone attenzione, a distanza di una settimana, al crollo della partecipazione a cui abbiamo assistito in occasione delle elezioni regionali di domenica scorsa. Sposto, così, lo sguardo sul mio partito, il Partito Democratico, scosso violentemente da un astensionismo imprevisto nelle dimensioni con cui si è espresso.

È vero, il PD, con Bonaccini e Oliverio, ha vinto ancora, lasciando al centrodestra il governo di regioni che, per quanto importanti, sono soltanto tre (Lombardia, Veneto e Campania). A destra de PD, il M5S continua a perdere consensi, così come Forza Italia, a tutto vantaggio di una Lega aggressiva che soffia sul fuoco del disagio e del malessere sociale.

Il mondo è cambiato, lo sappiamo. Difficile mettere in campo quelle mobilitazioni serrate a cui la sinistra italiana era abituata. È un segno dei tempi. Ma l’astensionismo emiliano-romagnolo indica qualcosa di diverso, qualcosa di più preoccupante, non riconducibile “semplicemente” a questioni locali, a inchieste giudiziarie o alla disaffezione degli elettori. In Emilia, la fuga degli elettori di centrosinistra segnala la necessità di esprimere l’adesione a una visione della politica e del partito che si teme possa essere superata. Allo smarrimento e al disorientamento diffusi, il nostro Presidente del Consiglio e segretario nazionale del Partito Democratico cosa ha messo in campo? Una rapidità alla quale non eravamo abituati, l’avvio di una stagione di riforme attese da lungo tempo, la focalizzazione su temi centrali per il Paese e per il PD, come il lavoro, l’economia, la scuola, l’architettura istituzionale. Certo. Ma con quali strumenti e con quali interlocutori si è scelto di cambiare verso al nostro Bel Paese?

Quali luoghi e contesti si è scelto di privilegiare? Le risposte a queste semplici domande hanno senz’altro contribuito a far scivolare verso il basso la percentuale degli lettori. Ed ecco servite le conseguenze. Ieri: elezioni politiche 2013: affluenza all’82,10% e PD con 989.810 voti; elezioni europee 2014: affluenza al 69,99% e PD con 1.212.392 preferenze; elezioni regionali 2010: affluenza al 68,07%, Vasco Errani raccoglie 1.197.789 voti e il PD ne conta 857.613. Oggi: a fronte di 3.460.402 aventi diritto, alle urne si presentano 1.304.841 votanti (pari al 37,70%), Stefano Bonaccini raccoglie 615.723 preferenze e il PD 535.109. Che cosa è accaduto? Dove sono finiti i grandi numeri che hanno caratterizzato storicamente i risultati ottenuti dal centrosinistra e dall’attuale Partito Democratico?

È certo che qualcosa non ha funzionato, nonostante la vittoria. Bonaccini, rispetto alle scorse regionali, raccoglie un numero di consensi pari quasi alla metà del suo predecessore e il Partito Democratico perde per strada oltre trecentomila voti. Siamo ancora nel pieno delle conseguenze legate alla realtà contemporanea, una realtà che oggi ci presenta un drammatico intreccio tra crisidemocratica, crisi sociale e crisi culturale. Il PD, consapevolmente e responsabilmente, sta cercando di formulare risposte che possano e, anzi, devono tenere insieme le conseguenze di questi tre fenomeni, i cui segnaliè fin troppo facile individuare.Mi riferisco alla distanza quasi siderale che separa i cittadini dalla politica e dalle istituzioni; alla situazione economica e sociale che è la più grave, lunga e incerta dal dopoguerra; ed infine alla frammentazione del sistema politico. Rispetto a questa situazione, il centrodestra dimostra di essere confuso e frustrato dai ripetuti fallimenti, lasciando così spazio a nuovi e vecchi populismi.

Tutto ciò ingenera inevitabilmente un diffuso e forte senso di sfiducia che attraversa il Paese e gli elettori del centrosinistra.
Se in Italia la politica continuerà a celebrare i propri riti dentro un fortino o nei penetrali del palazzo, non ci sarà speranza alcuna. Noi scegliamo invece la strada della partecipazione trasparente e consapevole. È questo il senso delle nostre primarie di coalizione. È un senso che viene compreso dalla gente. Questo momento così importante ci arricchirà, ci farà bene, se saremo capaci di dimostrare quello che siamo, e cioè un grande collettivo che discute, anche animatamente, ma che decide e che funziona. Ci farà bene, rispetto a una destra che cerca strategie di sopravvivenza restando chiusa in se stessa. Le primarie ci faranno bene se riusciremo a viverle e a comunicarle come un momento serio di confronto tra personalità e non come un momento di lacerazione interna e di rivendicazioni personalistiche.
Contro un’opzione politica che si pasce di soluzioni favolistiche, semplicistiche e illusorie, il centrosinistra propone un’opzione politica che passa per la partecipazione, utilizzando il linguaggio della concretezza, nella piena convinzione che non si può governare passando sopra la dignità e il diritto di scelta dei cittadini. E a proposito di primarie e di libera scelta, SinistraDem Salento ha indicato Michele Emiliano che per via della sua storia personale e politica, soprattutto come sindaco di Bari, appare oggi la persona più adatta a formulare soluzioni adeguate alle tante difficoltà e ai tanti problemi, alcuni dei quali rimasti insoluti, che attanagliano la nostra regione.
L’invito è allora quello di approfittare dell’opportunitàche hanno gli elettori del centrosinistra pugliese di scegliere il proprio candidato alle prossime elezioni regionali, partecipando convintamente a queste primarie. E che sia una scelta ragionata, consapevole. Giacché ne va del futuro di ciascuno di noi.

*Componente coordinamento nazionale e coordinatore provinciale SinistraDem; segretario Pd Trepuzzi.