
Strano destino quello di Raffaele Fitto, incendiario a Roma e pompiere nel Salento, convesso nei palazzi della politica nazionale, concavo nelle sedi del potere locale. Tanto, infatti, l'ex ministro magliese si butta nell'agone lancia in resta perfino contro colui che in Forza Italia "tutto move", tanto è costretto a far finta di non vedere e non sentire sul suolo natio.
Anche giù da noi, del resto, motivi del contendere in Forza Italia ce ne sono. E non sono nemmeno pochi. Si litiga anche per le imminenti elezioni della nuova Provincia che appare tutt'altro, stando agli appetiti che suscita, depotenziata dalla riforma Renzi-Delrio.
La nota di Damiano D'Autilia, capogruppo di FI a Palazzo Carafa e presidente della partecipata Alba Service, ha smosso le acque nel partito azzurro. A non prenderla bene sembra essere stato sopratutto Antonio Gabellone, il quale ritiene che la sua riconferma a Palazzo dei Celestini vada "de plano".
"De che?", sembrerebbero avergli risposto gli antagonisti alla carica. "Facciamo le primarie e contiamoci, così parra la nobilitate di ciscuno!".
E chi sono quelli che vogliono la conta? Proviamo a banalizzare: geograficamente sarebbe Lecce contro provincia. Generazionalmente, invece, il conflitto potrebbe essere riassunto così: giovani contro maturi. Nominalmente il gioco è presto fatto: da un lato c'è l'asse rampante e soprattutto vincente che si è costruito nel tempo intorno a Paolo Perrone e Roberto Marti, dall'altro il coordinatore provinciale del partito Antonio Gabellone (persona che ha brillato amministrativamente per equilibrio e competenza) e tutto il suo entourage strutturatosi nel corso di cinque anni di guida dell'ente di Palazzo dei Celestini.
Lo scontro, se primarie dovessero esserci, sarebbe senza esclusione di colpi. E suonerebbe male se proprio Fitto, che a Roma chiede primarie a tutti i livelli per scrostare situazioni arruginitesi nel partito, dovesse mettere tutto a tacere, preferendo nomine all'unanimità che sanno di finta pace.
La legge elettorale per le provinciali restringe di fatto il campo: non dovesse toccare a Gabellone, non dovesse toccare a Perrone, quale altro sindaco salentino avrebbe i requisiti? C'è già chi ha lanciato in filigrana la candidatura del sindaco di Squinzano, Mino Miccoli, che però non è terzo nella contesa, essendo molto vicino a Marti e Perrone. Grattacapi per il Quartier Generale magliese, insomma..
Sullo sfondo della contesa la nomina di Lecce a Capitale Europea della Cultura per il 2019 (vincesse la città salentina, il suo sindaco sarebbe di fatto lanciato verso alte e altre vette) e soprattutto le elezioni regionali del 2015, madre di tutte le batteglie politiche.
Siamo quasi ad agosto, ma la politica stavolta di riposare non ne vuole sapere. Quando tutti sono in ferie succedono i peggiori "colpi di mano". Meglio stare attenti!