
Il lungo giro della tornata elettorale di Lecce si chiuderà giovedì 27 giugno alle ore 15.00 con l’insediamento di Adriana Poli Bortone a Palazzo Carafa dove sarà proclamata sindaco di Lecce per la terza volta. Carlo Salvemini, l’uscente, svuota la scrivania nella stanza dove ha seduto per sei anni e mezzo, infila nel trolley documenti e ricordi, saluta i suoi collaboratori con un pizzico di commozione e torna a casa.
Le elezioni possono essere un bagno di felicità o un bagno di tristezza a seconda della prospettiva, come tutte le cose della vita. Lunga, troppo lunga la campagna elettorale che i due si lasciano alle spalle: le primarie del centrosinistra, la difficoltà del centrodestra di convergere su un nome, la rimonta nel consenso del sindaco uscente dopo anni difficili, la ricomposizione dei suoi avversari intorno ad Adriana Poli Bortone, la scelta degli outsider Siculella e Ciucci di scendere comunque nella competizione, la campagna elettorale in crescendo, il primo turno all’ ultima scheda elettorale, le polemiche eccessive, il ballottaggio. Tanta roba, troppa roba. Adesso tutto è finito, adesso tutto sta per iniziare.
Restano le emozioni umane, personali e di comunità. E se la scena se la prende la senatrice, il primo cittadino uscente, che certo non difetta di un bell’eloquio, passa ai saluti.
‘Mi sono lasciato alle spalle l’esperienza più intensa della mia vita. Esco diverso da come sono entrato. Un vecchio adagio politico dice: nelle stanze del potere solitamente si entra col massimo della popolarità ed il minimo di conoscenza e si esce col minimo di popolarità ed il massimo di conoscenza. In parte è stato così anche per me,che pure avevo esperienza politica amministrativo e sono stato
sconfitto per poco. Ho salutato con inevitabile commozione i miei più stretti collaboratori che ho ringraziato per quanto mi hanno dato in questa esperienza‘.
Poi uno sguardo al lavoro quotidiano, quel lavoro che riprenderà dopo che la politica lo ha sottratto dalla professione: ‘Mi sono seduto alla mia scrivania in azienda, al lavoro che mi ha dato soddisfazioni e indipendenza fino ai 50 anni. si pensa sempre che chi indossa la fascia tricolore sia un professionista della politica. Non è così. Per fare il sindaco serve dedizione assoluta che non consente di occuparsi di altro. Ora che l’esperienza è conclusa si torna lì dove si è stati nella vita precedente‘.
Infine un augurio a se stesso e alla sua ritrovata leggerezza. Uscire dall’ occhio del giudizio quotidiano a cui è costretto un sindaco in una città ‘criticona‘ come Lecce è quasi una liberazione: ‘Ho cominciato a provare quel sollievo che deriva dalla consapevolezza che da oggi non sarò più giudicato, criticato, valutato, deriso, offeso, consigliato h24.
Poco a poco l’attenzione si sposterà verso altri bersagli‘.