Un punto d'incontro, indipendentemente dal colore politico, esiste ed appare piuttosto chiaro. Le persone omosessuali vanno accolte con rispetto, evitando ogni ingiusta discriminazione. Eppure, all'indomani del Puglia Pride – tenutosi ieri nel capoluogo salentino – persistono ancora delle vedute differenti per quanto concerne la forma della manifestazione, assodato che la sostanza non si discuta. È il caso del consigliere regionale Ncd, Andrea Caroppo, e del segretario provinciale dei Giovani Democratici, Luciano Marrocco.
Il primo si fa portavoce, in una nota stampa pervenutaci in redazione, di “tanti leccesi e salentini che in questi giorni mi hanno confessato di aver ritenuto intaccata la Bellezza e la storia del nostro capoluogo dall’esibizionismo che connota i Gay Pride, quali quello in svolgimento a Lecce e soprattutto dal patrocinio prestato dal Comune di Lecce ad esso e a tutto il Puglia Pride”
Insomma, il patrocinio dell'amministrazione comunale all'iniziativa denota, per Caroppo, una formale condivisione ai relativi calendario e piattaforma politica. “ll Sindaco, i componenti della giunta ed il loro partito, FI – aggiunge – possono, ovviamente, anche dissentire ed invece condividere sul piano personale e politico le rivendicazioni di questa parte, minoritaria ma chiassosa, della comunità omosessuale; ma certo sarebbe stato più opportuno non impegnare tutta l’amministrazione comunale e la cittadinanza a loro sostegno”.
A margine di queste dichiarazioni, giunge puntuale la replica di Luciano Marrocco, che tocca episodi da non sottovalutare assolutamente, anzi. “Caro consigliere Caroppo, forse non sei a conoscenza delle tante persone che ancora oggi vengono ingiustamente perseguitate, pestate, a causa della loro sessualità. Quante, ancora oggi non sopportando le umiliazioni subite decidono di togliersi la vita. Spesso sono ragazzi/e molto giovani”.
Per Marrocco, parlare di una manifestazione a sostegno dei diritti come un evento che intacca la bellezza di Lecce è inqualificabile; peggio, poi, se viene innescata una polemica all'interno del proprio schieramento politico.
“Più che il Puglia Pride – sostiene – credo che ad intaccare la "bellezza di Lecce" e la sua straordinaria capacità di essere terra di incontro, di accoglienza, di rispetto e tolleranza, siano invece certe dichiarazioni e affermazioni, che se mai ce ne fosse bisogno sono il sintomo di quanta strada sul terreno dei diritti dobbiamo ancora percorrere”.
Ad intervenire sulla manifestazione dell’orgoglio omosessuale è anche Il vice presidente vicario del gruppo Pdl/Fi alla Regione Puglia Saverio Congedo, soffermandosi in particolare sulle parole del presidente della Regione Puglia Nichi Vendola “Ci è ricascato anche questa volta – sottolinea – con il solito sussulto di intolleranza che definirei una Intolleranza al contrario".
"Criticare aspramente chi liberamente ha scelto di non sfilare e di non condividere è una palese dimostrazione di intolleranza e discriminazione. Insomma, un liberticidio. Giacché significa non avere alcun rispetto di chi la pensa in maniera diversa, peraltro in questo caso sui temi delicatissimi della famiglia, dei valori, delle adozioni, ecc.. Non è lui a essere moderno e gli altri ad appartenere al Medioevo, ma il contrario”.
Lecce ha potuto vedere più di tremila dimostranti di tutte le età, provenienti da più parti della regione, l'una differente dall'altra, che hanno animato le strade della città con balli, musica, colori gridando tra un coro e l'altro : "Noi ci siamo. Insieme siamo più forti".
"Vogliamo mostrarci per quello che siamo – recita una nota stampa congiunta di Link Lecce e Rete della Conoscenza Puglia – contro tutti quegli stereotipi e quei modelli sociali che soffocano la nostra esistenza e la nostra dignità. Siamo una generazione che nasce immersa nella precarietà, nell'incertezza per il proprio futuro, che si sviluppa sia nell'ambito dei diritti sociali, sia nell'ambito dei diritti civili".
"Abbiamo partecipato mostrandoci senza alcuna inibizione – prosegue – o timore e continueremo ad avanzare le nostre proposte alle istituzioni". Parole chiare e tonde di un movimento che si rifiuta di accettare "pillole di diritti", ma guarda avanti. Riga dritto verso una società dove i diritti collettivi si uniscono ad un reale riconoscimento, sociale e giuridico, di ciascun individuo.