Quote rosa al Comune di Santa Cesarea. Filomena D’Antini «Il caso sia da monito»

Dopo la sentenza del Tar di Lecce, anche il Consiglio di Stato dà torto al Comune per la questione delle quote rosa in Giunta. ‘Evitiamo ulteriori spese per gli Enti, attuando semplicemente la Legge’ afferma Filomena D’Antini Solero.

Il Comune di Santa Cesarea Terme è chiamato a rispettare il principio delle “quote rosa” nella composizione della Giunta comunale.  Così decide il Tar di Lecce, che ha così accolto il ricorso presentato da Daniele Cretì , attuale capogruppo di minoranza, Sergio Bono, Katia Mauro, Serena Mangia, Salvatore Maurizio Pino, Doris Rizzelli e dall’associazione “Italia Equa”, rappresentati da Angelo Vantaggiato.
Tutto ha avuto inizio la scorsa estate quando l’ex sindaco Cretì contestò alla nuova maggioranza di non aver rispettato la Normativa che prevede l’obbligo di nomina di un assessore donna.
E oggi il Tar precisa “non costituisce più ostacolo dirimente alla nomina il fatto che la donna o le donne che abbiano eventualmente offerto la propria disponibilità a ricoprire il ruolo di assessore provengano da esperienze politiche – o addirittura da partiti politici – esprimenti un indirizzo politico non in linea con quello risultato vincente alle elezioni”, smontando la tesi del sindaco Pasquale Bleve che spiegò come non fosse stato possibile “individuare personalità femminili in possesso dei requisiti socio-politici propri della maggioranza uscita vittoriosa alle elezioni”.
In sentenza, poi, i Giudici  sottolineano “il Sindaco ha effettuato le indagini conoscitive unicamente all’interno dell’area politica di sua pertinenza, in tal modo precludendosi, anche per questa via, la possibilità di “garantire” la presenza in giunta di almeno un componente di sesso femminile”.

Stessa linea quella poi del Consiglio di Stato che, giorni fa, ha respinto il ricorso del Comune di Santa Cesarea Terme- difeso dall’avv. Pietro Quinto – confermando quanto già evidenziato dal Tar Lecce sulla faccenda “quote rosa”

A commentare l’intera vicenda, l’assessore provinciale alle Pari Opportunità Filomena D’Antini Solero. “Il Consiglio di Stato  ha trovato inverosimile l’argomentazione con cui si è sostenuta da parte del Comune di Santa Cesarea la difficile applicazione, in concreto, della norma delle quote rosa, mancando soggetti di genere femminile disposte ad assumere le funzioni di assessore comunale, con conseguente condanna alle spese di giudizio – afferma D’Antini – che l'ulteriore  sconfitta questa volta  davanti al Consiglio di Stato del Comune di Santa Cesarea in provincia di Lecce, possa fungere da monito per tutte le amministrazioni comunali prive di rappresentanza femminile oggi richiamate al rispetto della parità tra uomo e donna”.
 
“Si adeguino, dunque, tutte la amministrazioni anche per evitare le ulteriori spese di giudizio che graverebbero sulle casse comunali determinando danni erariali non accettabili in un momento in cui i cittadini  pagano sempre più tasse. E ciò lo si faccia a prescindere dal fatto che la popolazione del comune superi i  5000 abitanti. La sentenza del Consiglio di Stato – prosegue l’assessore –  prescinde dalla legge  215 del 2012, che, affermando il principio di pari opportunità  tra uomo e donna, obbliga i comuni superiori ai 5000 abitanti ad andare ad elezioni con la doppia preferenza  e a coloro che sono privi di donne in giunta a recepire il principio secondo cui non basta promuovere ma bisogna garantire  la parità tra uomo e donna adeguando gli statuti comunali”. 

“Le donne – conclude Filomena D'Antini Solero – non vogliono togliere posti ad alcun uomo ma hanno diritto ad essere considerate pari”.



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