Quote rosa in giunta, il comune adriatico-salentino sconfitto anche dinanzi al Consiglio di Stato. Giudicate inverosimili le argomentazioni dell’ente locale che aveva giustificato l'assenza di una donna in giunta con l'impossibilità di trovarne una con le giuste competenze.
Il Consiglio di Stato ha respinto il ricorso del Comune di Santa Cesarea Terme confermando quanto già evidenziato dal Tar Lecce sulla faccenda “quote rosa”: la sezione quinta del tribunale amministrativo, infatti, il 17 dicembre, aveva già rigettato il ricorso dell'ente.
Sulla vicenda esprime soddisfazione la Consigliera di Parità Alessia Ferreri, secondo la quale “E’ stato sanato un gravissimo deficit di democrazia. Ignorare deliberatamente le tante norme, a partire da quelle costituzionali, che in Italia, come in altri Stati moderni, sono volte alla cancellazione di ogni distinzione, esclusione o limitazione basata sul sesso, certamente lascia sgomenti”.
Il Consiglio di Stato ha ritenuto di non poter condividere l’impostazione del Comune, trovando inverosimile l’argomentazione con cui si sostiene la difficile applicazione, in concreto, della norma delle quote rosa, per una presunta impossibilità di individuare nel bacino territoriale di riferimento del Comune di Santa Cesarea Terme personalità femminili in possesso di quelle qualità-doti professionali, ritenute necessarie per ricoprire l’incarico di componente della giunta municipale. Non solo. Il comune è stato condannato anche al pagamento delle spese processuali.
“Ogni volta – continua la Ferreri – ci si augura che venga finalmente voltata pagina, e portata innanzi ogni utile iniziativa volta a ripristinare la tutela di quello che e' un principio di civiltà. Quel rispetto del principio di pari opportunità tra donne e uomini, garantito dalle presenza di entrambi i sessi ed emerso nettamente anche da altre sentenze che, a più riprese, hanno sonoramente bocciato i provvedimenti adottati da altri comuni”.
“La sentenza del Consiglio di Stato è una sentenza di civiltà che rimarca, per l’ennesima volta ed in maniera evidente, modalità di comportamento inopportune, in linea con una pervicace e quanto deprecabile discriminazione di genere. L’assoluta indifferenza rispetto alla presenze delle donne in Giunta, umilia non certo le donne ma la comunità intera – commenta infine la consigliera– che paga la protervia di chi agisce in violazione ed in spregio ad un principio del nostro ordinamento giuridico costruito specificatamente per tutelare il rispetto delle pari opportunità”.
