Chiuse le urne di queste “strane” elezioni scandite dalle regole anti-covid, tra mascherine, disinfettanti e frecce per indicare i percorsi da seguire per arrivare alle urne senza, il risultato del referendum costituzionale sul taglio del numero dei parlamentari, il quarto nella storia della repubblica, è stato chiaro fin dalle prime schede scrutinate. Gli italiani hanno votato sì, acconsentendo a ridurre i seggi alla Camera (che passano da 630 a 400) e al Senato (da 315 a 200). Non essendo previsto il quorum sarebbe bastato anche solo un voto a fare la differenza, ma il risultato finale è stato netto. Senza partita.
Esulta il Movimento Cinque Stelle
Il primo ad esultare è stato il ministro degli Esteri Luigi di Maio: «quello raggiunto oggi è un risultato storico. Torniamo ad avere un Parlamento normale con 345 poltrone e privilegi in meno. È la politica che dà un segnale ai cittadini. Senza il M5S tutto questo non sarebbe mai successo» ha scritto su Facebook. Soddisfatto anche il capo politico del Movimento, Vito Crimi: «Abbiamo appreso in queste ore delle proiezioni che danno un risultato storico e straordinario. Ringrazio tutti coloro che sono andati a votare in questo periodo di emergenza». «Ora proseguiremo con il percorso delle riforme: il prossimo step sarà la legge elettorale» ha aggiunto quando sono stati confermati i primi dati.
Tanto è stato detto e scritto, in questi giorni, sul taglio delle poltrone, sulle ragioni del no e del sì, sul fatto che la riforma avrebbe fatto risparmiare poco o tanto alle casse dello Stato – il famoso caffè (95 centesimi) su cui tanto si è discusso – e ridurrebbe il numero di rappresentati per abitante.
Ora è cosa fatta.