«Mai chiamato e mai considerato», l’amarezza del Consigliere aggiunto del Comune di Lecce

Sanjeev Kumar Kulhari era stato eletto come consigliere aggiunto in rappresentanza delle comunità straniere che vivono a Lecce. Ma a sei mesi dalle elezioni non è mai stato coinvolto

«Ad oggi non una telefonata, non una convocazione, nonostante il regolamento prevedesse l’insediamento del Consigliere aggiunto del Comune di Lecce, regolarmente eletto, in Consiglio Comunale alla prima seduta utile. Prima l’amministrazione era troppo impegnata, poi il Covid-19, un anno particolare, certamente, ma che non ha fermato (fortunatamente) le tante manifestazioni in cui si grida contro l’intolleranza e per l’integrazione ….quella di tutti…almeno a suon di stereotipi …ma che intanto non vede la partecipazione attiva di tutte le comunità presenti sul nostro territorio a quel percorso democratico che tanto piace a tutti noi. Nemmeno per la giornata del rifugiato e del migrante, il sottoscritto è stato in alcun modo coinvolto nelle attività dell’amministrazione….».

È una nota dura quella di Sanjeev Kumar Kulhari, consigliere comunale aggiunto in rappresentanza dei cittadini extracomunitari. Sperava di poter dare il suo contributo a quella che sente come la sua città d’azione, al punto che si era candidato per dare voce a chi molto spesso non ha voce.

Ma a quasi sei mesi dalla sua elezione non ha ricevuto alcun invito dall’Amministrazione Comunale e ha deciso di prendere carta e penna per comunicare che lui c’è, ci vuole essere.

Eppure il primo cittadino di Lecce, Carlo Salvemini, in occasione dell’elezione di Kulhari aveva proferito parole importanti che lasciavano sottendere un coinvolgimento non certo di facciata: ‘Kumar sarà al nostro fianco in Amministrazione per svolgere il ruolo di portavoce delle comunità migranti presenti in città, nel congratularmi con lui per il risultato raggiunto lo esorto a sentirsi il ‘consigliere di tutti’, facendosi interprete dei suggerimenti, dei bisogni, delle critiche di tutte le comunità e non solo di quelle che lo hanno sostenuto nelle urne’.

Convinto com’è che la collaborazione tra i popoli possa essere il vero esempio di integrazione, il consigliere aggiunto si dice dispiaciuto, ma certamente pronto a mettere da parte la sua amarezza. Adesso attende soltanto un segnale dalla Giunta per svolgere la sua attività con passione ed entusiasmo.

«Forse quella del consigliere aggiunto, in realtà, è una figura che non piace né a certa Destra né a certa Sinistra, ma il mio apporto nonostante tutto anche in piena emergenza è stato tangibile, così come la volontà di rappresentare i bisogni di tutti, e che è lontano dalle logiche politiche di palazzo che poco o nulla hanno a che vedere con il ‘mio ruolo’. Mi chiedo allora che senso ha avuto invogliare le comunità a partecipare a quel percorso di democrazia di cui tanto sentiamo parlare, spendere soldi pubblici e tempo se poi fattivamente doveva restare solo “la descrizione di un attimo di democrazia».



In questo articolo: