
I dipendenti delle Città Metropolitane e delle Province – che si sono ritrovate senza risorse dopo la legge Delrio voluta per “semplificare il Paese” – sono pronti ad incrociare le braccia.
Anzi, lo faranno domani 6 ottobre, giorno scelto dai sindacati del pubblico impiego di Cgil, Cisl e Uil che hanno proclamato lo sciopero nazionale di tutto il personale per denunciare la «situazione di estrema difficoltà» vissuta degli enti dopo la riforma, rimasta a metà.
Il grido d’allarme riguarda la mancanza delle condizioni (economiche in primis) per «consentire l’erogazione dei servizi fondamentali e tutelare i diritti dei lavoratori».
Una riforma mal pensata e peggio gestita per Antonio Nicolì
Per il Segretario generale Cisl Lecce non ci sono dubbi: «il Governo deve chiarire quale ruolo la Provincia deve continuare ad avere e – in base a questo – garantire una capacità finanziaria che ne consenta, almeno, la residua operatività».
Trasformate in enti di secondo livello, le Province avrebbero dovuto gestire “poche” competenze, in materie come l’edilizia scolastica, la tutela e valorizzazione dell’ambiente, i trasporti e le strade provinciali. Di fatto, però, i compiti sono rimasti simili (se non identici) a quelli svolti prima della riforma, creando una situazione quasi ingestibile che crea – come sottolineato da Nicolì – una serie di disagi tra i lavoratori e nelle comunità locali.
«Nel nostro territorio – ricorda il Segretario generale Cisl Lecce – un elevato costo è stato già pagato per una riforma degli assetti istituzionali, mal pensata e peggio gestita, che ha visto i lavoratori di Alba Service e della Fondazione Ico “Tito Schipa” pagare per colpe non proprie, con il bene più caro del proprio lavoro. Ora occorre creare le condizioni per porre fine ad una disarticolazione ed una incertezza istituzionale che ha generato una grave condizione di destabilizzazione delle condizioni lavorative e dei servizi ai cittadini».
Per Gabellone, numero uno di Palazzo dei Celestini e Presidente UPI Puglia «la mobilitazione di domani è solo la richiesta della restituzione di un maltolto: lo Stato ha sin qui trattenuto somme non sue, sottraendole alle province e derivanti dalla loro autonomia impositiva tributaria, garantita dall’articolo 119 della Costituzione. Basterebbe – conclude – restituire alle province le loro entrate tributarie per evitare il naufragio finanziario che le attende».
L’appuntamento, in Salento, è ai piedi della Prefettura in via XXV luglio.