«Rischiamo di scomparire, subito gli Stati Generali». Barbara Lezzi chiede al M5S un cambio di passo

La senatrice salentina Barbara Lezzi chiede gli Stati Generali del M5S: ‘Abbiamo perso ovunque. Il 70% di quelli che hanno votato per il sì al referendum non ha votato per noi’

Giunge dal Salento una critica forte, dall’interno, verso la gestione del Movimento Cinque Stelle. Barbara Lezzi non ci sta a giocare con le parole e in un’intervista rilasciata ad Emanuele Buzzi su Il Corriere della Sera, parte dritta all’obiettivo.

«Abbiamo perso ovunque. Il 70% di quelli che hanno votato per il sì al referendum non ha votato per noi. Qui il rischio non è la scissione degli scontenti (Di Battista, in primis, ndr.) ma che il nostro movimento scompaia».

E poi giù un attacco duro non tanto al capo politico, Vito Crimi, per come ha preparato le elezioni regionali che sono state una vera e propria debacle per il movimento, ma anche e soprattutto a quei leader (Di Maio soprattutto) che non si sono spesi sui territori. Il caso della Campania per la Lezzi è emblematico: tre ministri e un presidente della Camera per i risultati raggiunti sembra essere mortificante. Anche se va detto che in Puglia non è che i cinquestelle abbiano particolarmente brillato come in nessun’altra regione.

Ecco che da qui parte la richiesta degli Stati Generali, quelli che un partito strutturato avrebbe chiamato più semplicemente congresso. Una parola che Beppe Grillo sembra non voler sentire perché sa di stantio e di vecchia politica ma che per la senatrice salentina sono fondamentali per dare poi voce a tutte le anime che animano il movimento.

Anime che devono essere ascoltate per trovare poi la sintesi, una sintesi che deve significare presenza sui territori.

Guai a parlarle di rimpasto nel governo e di ridimensionamento della componente gialla rispetto a quella rossa nell’esecutivo: «chi governa pensi a governare e a spendere al meglio le risorse del Recovery Fund per imprese e famiglie. Servono risorse per il ceto medio, per le partite iva e le Pmi, altro che rimpasti!».



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