L'incubo dell'ulivo abbattuto dalle eradicazioni torna a farsi prepotente. Di fatto, dopo la sentenza della Corte europea che ha disposto l'abbattimento degli ulivi infetti da Xyella e di quelli sani nel raggio di cento metri, la Regione Puglia chiederà di "incontrare il governo italiano e successivamente di essere ricevuta dalle commissioni competenti della Unione europea. In contemporanea, chiederà di essere sentita dalla autorità giudiziaria di Lecce per comprendere qual è il significato che essi riconnettono alla sentenza, e se nel corso delle loro investigazioni siano emersi altri atti che consentano un migliore orientamento delle decisioni della Regione". Lo ha annunciato il governatore pugliese, Michele Emiliano, aprendo stasera i lavori della task force sulla Xylella, il batterio che sta essiccando gli ulivi nel Salento. L'area infetta è stata sequestrata dalla Procura di Lecce in attesa di evidenze scientifiche che l'abbattimento sia la misura idonea per sconfiggere la fitopatia. Decisione, quella della Corte UE, che bussa alle porte degli addetti ai lavori, nuovamente chiamati in causa per trovare insieme una soluzione plausibile e magari reimpostando la problematica sotto aspetti diversi. Ben 63 esperti, tra giuristi e agronomi, stanno discutendo delle azioni da intraprendere alla luce di quanto stabilito dalla giustizia europea.
Emergono alcune considerazioni dalla riunione di via Capruzzi. Per quale ragione si parla di eradicazione della pianta? Semplice, perché al momento risultano assenti cure contro il batterio. A meno che non si decida di ottimizzare gli antibiotici, sebbene questi – oltre che vietati – sembrino difficili da inoculare nella pianta. Problemi di somministrazione, ma soprattutto di esclusione dalle attività agricole. Infatti, nel momento in cui si trattano popolazioni batteriche con gli antibiotici, è possibile causare delle conseguenze di salute negative per l'uomo. Bisogna, morale della favola, combattere il vettore; che nell'arco dei cento metri aumenta le sue possibilità di diffusione della Xylella. Possono spostarsi attivamente (nel limite della loro possibilità), ma eradicare gli alberi appare comunque una soluzione non ottimale. Potrebbe, ad esempio, rimanerne pure uno solo infetto per essere oggetto dell'attacco della "cicalella", dirottando il suo viaggio da un'altra parte. Il rischio, insomma, rimane comunque. Una soluzione possibile? Decreto di lotta obbligatoria al vettore. Ci sono, in tal senso, dei prodotti disponibili atti a condurre questa dura battaglia.
Da sottolineare, peraltro, l'intervento dell'agronomo salentino Giuseppe Vergari, presente nel capoluogo pugliese assieme a Fabio Ingrosso, presidente di COPAGRI Lecce e la professoressa Tonia Carlucci dell'Università di Foggia. Non sarà affatto l'estirpazione degli alberi di olivo a risolvere il problema. Alcune esperienze note in altri Paesi fanno scuola. Nulla si risolve introducendo, o pensando di sostituire l'olivicoltura salentina, con presunte varietà resistenti, né tantomeno con la sola lotta al vettore o le sole arature dei terreni agricoli.
Serve a poco, oltretutto, mettere in atto uno stato di terrore nei confronti degli agricoltori quando intere aree di proprietà pubblica appaiono in totale stato di abbandono. Nei giorni scorsi, tra l'altro, il Salento si mobilitò attraverso un corteo diretto in piazza Sant'Oronzo. Il popolo degli ulivi, per l'ennesima volta, fece sentire la propria voce.