Cannabis in vendita, le istituzioni si mobilitano. D’Antini “Il Comune di Lecce riveda le autorizzazioni”

E’ una questione di etica e di pericolo sociale secondo la consigliera Filomena D’Antini. Il parere del Consiglio Superiore di Sanità la dice lunga…

Non sono stati soltanto i messaggi preoccupati di genitori e insegnanti, le esternazioni della preside del Liceo Banzi Basoli di Lecce, Antonella Manca, a far destare seri dubbi sulla diffusione di prodotti a base di cannabis.

La Prefettura e la Procura minorile, oltre che le forze dell’ordine sono state investite dell’incarico di fare luce sulla vicenda, tanto che il prefetto di Lecce, Maria Teresa Cucinotta, ha convocato un vertice nelle stanze di viale XXV luglio.

Già il parere del Consiglio Superiore della Sanità emesso ad aprile scorso ha fatto sentire il suo peso sulla questione Cannabis light in vendita.

Un’analisi specifica sulle sostanze inserite nei prodotti in vendita nei distributori come quello di Lecce che insiste in piazza Palio nei pressi di ben 3 istituti scolastici, potrebbe aiutare a mettere la parola fine sulla vicenda?

Il parere del Consiglio Superiore della Sanità pone l’accento sulla difficoltà a monitorare le quantità effettivamente assunte e, quindi, gli effetti psicotropi che queste possono produrre. Insomma, chi può controllare quanta sostanza viene assunta e le conseguenze relative?

Il parere dell’Ente ministeriale, emesso in data 10 aprile 2018, si può leggere nel suo contenuto sul sito www.salute.gov.it ed è ben chiaro.

Così come la sua conclusione: «Si raccomanda che siano attivate, nell’interesse della salute individuale e pubblica e in applicazione del principio di precauzione, misure atte a non consentire la libera vendita dei suddetti prodotti».

Ad essere investita ad oggi anche l’’Avvocatura di Stato che nei prossimi giorni potrebbe far conoscere il proprio parere.
Intanto le reazioni non si placano.

Le parole della consigliera di Parità della Provincia di Lecce

“Chi ha autorizzato l’installazione a Lecce di un distributore automatico di prodotti a base di canapa ha grosse responsabilità se non dal punto di vista giuridico attesa la leggerezza normativa, dal punto di vista del decoro urbano e dell’etica sociale” afferma Filomena D’Antini nella doppia veste di Consigliera di Parità della Provincia di Lecce e di presidente dell’Associazione Azzurro Salento.

Poi le perplessità di esponente politica, rappresentante delle Istituzioni e di madre.
“Vi sembra decoroso che vengano messi in vendita e per aggiunta in una zona periferica dal tessuto sociale fragile, dove tra l’altro ricadono numerosi plessi scolastici, 24 ore su 24, 7 giorni alla settimana, prodotti rigorosamente a base di canapa?”. Si tratta, spiega, “per lo più di prodotti – appartenenti alla classe della cosiddetta «cannabis light» – vincolati ad un utilizzo che per legge si dovrebbe intendere “soltanto per ricerca, sviluppo, uso tecnico o collezionismo, non è destinato al consumo alimentare, farmaceutico o sostitutivo del tabacco”. “In realtà, non è possibile accertare se il consumatore rispetti i dettami della norma, non fumando queste erbe e inoltre ravviso che mentre la commercializzazione on line degli stessi prodotti è proibita ai minori di 18 anni, non è possibile accertare l’identità e l’età dei consumatori che selezionano e acquistano prodotti al minuto in questo distributore automatico”.

D’Antini mette in evidenza una leggerezza normativa causata dalla legge nazionale che ha consentito la sconcertante apertura nelle nostre città di veri e propri negozi e la installazione di distributori automatici di prodotti a base di canapa, contenenti marijuana o cannabis.

La consigliera punta il dito anche sulla “leggerezza dell’amministrazione comunale di Lecce che ne ha autorizzato l’apertura”.

“Ritengo sbagliato il messaggio consequenziale che l’allocazione di questi distributori può far passare, ovvero che la cannabis sativa possa essere fumata nel rispetto della legge e senza rischi per la salute perché ha un basso contenuto di Thc. A mio parere la libera vendita di “cannabis light” significa sostenere la diffusione delle droghe leggere, vera anticamera, nella stragrande maggioranza dei casi, alla tossicodipendenza. I recenti studi hanno infatti dimostrato che la quasi totalità dei fruitori abituali di eroina o cocaina ha in precedenza fatto uso di marijuana”.

“Sbagliare è umano, ma perseverare è diabolico, pertanto il Comune di Lecce riveda la sua posizione e revochi l’autorizzazione” conclude Filomena D’Antini.