Manca poco, ormai, alla diffusione del crono-programma di interventi volti a contrastare l’emergenza Xylella Fastidiosa. Questo pomeriggio, presso la sede del Dipartimento di Protezione Civile, si effettueranno gli ultimi ritocchi. Dopodiché, il ‘via libera’ al piano. Eradicazione, aratura, uso mirato di fitofarmaci. Esistono, però, approcci alternativi – magari scientificamente e sperimentalmente approvati – ad eradicazione e irrorazione con fitofarmaci? A tal proposito, la redazione di Leccenews24.it ha voluto chiedere il parere di un esperto, il noto agronomo salentino Giuseppe Ferro, circa le misure che potrebbero attuarsi per risolvere gradualmente la problematica ambientale.
Agente patogeno che, insieme ad altri coesistenti, nella pianta determina il cosiddetto di complesso di disseccamento dell’ulivo. La Regione Puglia comunicò ad Ottobre 2013, al Ministero competente, quanto scoperto in alcuni terreni salentini. L’esatta percezione del problema si ebbe solo in quei giorni. Poi il problema si è allargato. Nella zona focolaio (Gallipoli, Parabita, Matino ecc) a “macchia di Leopardo” il batterio comincia a diffondersi ulteriormente grazie ad un insetto. Una ‘cicalina’ che con i suoi spostamenti propaga l’infezione.
«Sono scettico riguardo alle misure che si stanno intraprendendo adesso nella cosiddetta ‘zona cuscinetto’ – ci ha riferito via telefono il dott. Ferro – l’eradicazione può darsi che possa rallentare il prorogarsi del batterio, ma ormai sono convinto che sia andato avanti». Ferro sottolinea un aspetto fondamentale: necessario risulta fare fronte comune per studiare le modalità di eliminazione della problematica. «Nel momento in cui l’organismo preposto – prosegue – ovvero l’osservatorio fitosanitario regionale, comunicò a livello nazionale la presenza di un patogeno da quarantena, sarebbero già dovute scattare delle misure di prevenzione e contrasto. Ma non mi risulta siano state adottate all’epoca».
«Al momento nessuno può affermare d’aver trovato una soluzione – specifica Ferro – questa può essere data solo dalla ricerca. Tutti i danni arrecati sino ad oggi risultano irreversibili. Per una pianta colpita dal batterio, morta, o comunque morente, non c’è alcun rimedio che possa riportarla in vita. Da qui bisognerebbe aprire un dibattito e valutare le ipotesi nel prossimo futuro, in alternativa all’ulivo e a tutte quelle altre specie potenzialmente ospiti della Xylella».