La tubercolosi fa di nuovo paura. Controlli sugli immigrati e tra i detenuti di Borgo San Nicola

La Tbc mette in allerta il personale della Asl, chiamato a gestire i casi di malattia che si nascondono tra i flussi migratori. Occhi puntati anche nel carcere leccese dove l’Azienda sta predisponendo servizi ad hoc.

Il rischio tubercolosi torna ad essere pressante in Italia e in provincia di Lecce. L’attenzione delle strutture sanitarie è di nuovo alta a causa dei flussi migratori che stanno interessando da tempo il nostro Paese, in particolare il Sud.

Sul sito aziendale di Asl Lecce si parla di “pressione epidemiologica dei flussi migratori” e di “criticità” presenti nella struttura penitenziaria di Lecce.

Come ci spiega anche l’Associazione Salute Salento, da qualche anno in qua la Tbc fa paura per la sua recrudescenza, soprattutto  la forma “bacillifera”. Una patologia infettiva che da noi era quasi scomparsa e che ha ripreso ad insinuarsi dopo l’accoglienza e l’ospitalità agli immigrati e agli extracomunitari.  Soggetti che, come spiegano gli pneumologi che operano a Lecce, spesso sono portatori sani della malattia.

“Rispetto agli anni passati, quando i casi di Tbc erano rari – ha riferito Anacleto Romano primario di Malattie Infettive al Vito Fazzi nel corso di un convegno – Adesso è quasi sempre presente in reparto almeno un paziente con una Tbc polmonare bacillifera. E in alcuni periodi anche 2-3-4 ricoverati contemporaneamente. Si tratta in genere di soggetti immigrati, che vengono soprattutto dell’est, come la Romania e dall’Africa. Ma anche casi di italiani infettati”.

La Asl di Lecce si sta mobilitando da tempo ormai, visto che il Salento è terra d’accoglienza di immigrati e clandestini, e sta allertando le sue unità operative.
Sempre nella nota di Salute Salento, si leggono le dichiarazioni sul tema da parte di Elio Costantino, presidente regionale di Aipo (associazione italiana degli pneumologi ospedalieri) il quale ha confermato che “in Puglia la presenza di immigrati e di extracomunitari ha sicuramente una relazione con il ritorno della Tbc e con l’aumento delle Bpco (broncopneumopatie). Sono state fatte delle indagini al Cara, il centro accoglienza richiedenti asilo di Bari in tre anni successivi: 2009 -2010 e 2011. Per il 2009 e 2010 si è visto che l’ incidenza di “cutipositivi”, cioè di soggetti che erano risultati positivi al “tine-test”, era presente in una percentuale intorno al 30 per cento. Di questi però soltanto 4 su 912 presentavano tubercolosi attiva. I dati del 2011 erano parziali perchè l’indagine venne fatta i giorni in  cui ci fu la rivolta  per il riconoscimento di “rifugiati politici”.

Ecco allora l’importanza non soltanto della prevenzione, ma anche dello screening che si rende necessario “perché questi soggetti presentano un’infezione tubercolare latente; cioè sono venuti a contatto con il bacillo di Kock, ma non sono soggetti malati e non sono pericolosi per gli altri, ma qualora le difese immunitarie dovessero abbassarsi – mette in guardia il dottore – possono diventare Tbc attiva”.
Allerta presso il carcere Borgo San Nicola dove è attivo il Servizio Pneumotisiologico Sovradistrettuale della Asl a cui stato affidato il coordinamento  funzionale degli Ambulatori Distrettuali  di Pneumologia e degli Pneumologi in servizio presso la Casa Circondariale.



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