Mucca pazza, scongiurata l’ipotesi trasfusioni. Si tratterebbe di forma sporadica o genetica

Gli accertamenti svolti dalla Asl, a seguito della Comunicazione dei dirigenti dell’Assessorato regionale alla Salute, hanno dato esito negativo. Proseguono, però le indagini per stabilire le cause di un’incidenza così elevata nel Sud Salento.

Nessun rischio trasfusioni per i due decessi dovuti alla malattia di Creuzfeldt-Jacob. Lo hanno appurato le indagini prontamente avviate dalla Asl di Lecce, sollecitata dagli organi regionali.
 
La tesi che le due persone decedute a causa del morbo della Mucca pazza fosse dovuta al fatto che avessero contratto la malattia a causa di trasfusioni di sangue, si era avuta, quando, i funzionari dell’Assessorato alla Salute di Bari, hanno fatto partire una comunicazione urgente diretta al Servizio immuno-trasfusionale della Asl di Lecce.
 
Dai primi riscontri effettuati, però,  non risulta che i due pazienti fossero donatori di sangue. D’altra parte, era apparso da subito molto difficile che la malattia potesse rientrare in una forma infettiva. A rendere nota la notizia l’associazione di solidarietà Salute Salento.
 
La stessa statistica nazionale escluderebbe l’ipotesi dovuta a trattamenti medici: su 116 segnalazioni pervenute nei primi 5 mesi del 2015 al “Registro nazionale della malattia di Creuzfeldt-Jacob”, documento redatto dall’Istituto superiore di sanità, solo 23 hanno avuto una diagnosi certa o probabile. Di queste 19 sono risultate di origine sporadica  e  4 genetica. In 23 anni, dal 1993, anno nel quale inziarono a essere riscontrati i primi casi di Morbo della Mucca Pazza in Italia, le forme infettive sono state solo 9.  Su base regionale la Puglia dal 1993 al 30 giugno 2015 registra 127 casi, con una mortalità di 1,71 per milione di abitanti, rispetto alla media nazionale che è di 1,93. A Lecce invece, negli ultimi 3-4 anni, si sono registrati diversi decessi (almeno altri 4 esclusi quelli di questi giorni) che hanno elevato la media fino a quasi il 10 per cento.
 
Un allarme, quello dell’incidenza «anomala» della malattia di Creuzfeldt-Jacob  che lo stesso direttore generale della Asl, Giovanni Gorgoni, non ha mai cercato di minimizzare, anzi, ha sempre parlato di «allarme di elevata incidenza, ma di allarme zero per quanto riguarda l’alimentazione».
 
Quanto alle indagini chieste dalla famiglia alla Procura della Repubblica Gorgoni afferma di essere tranquillo:  «Non solo non ci spaventano e non ci sentiamo attaccati. Anzi, ben vengano altre verifiche e tutto ciò che sarà utile a fare chiarezza. I familiari hanno il diritto di sapere. Da parte della Asl nessun risentimento. Perchè si è mossa la Regione per acquisire le cartelle cliniche?  Sono precauzioni di routine per accertarsi che siano state compiute tutte le verifiche e prese le adeguate precauzioni – conclude Gorgoni – La probabilità sulla causa che il morbo possa essere dovuto a trattamenti clinici è molto bassa. Le cause sono quasi sicuramente genetiche o sporadiche. Attendiamo con fiducia il conforto dei risultati».
 
Ma il maneger della Asl leccese non si ferma qui e per sgombrare il campo da paure e sospetti giovedì ha inviato una richiesta all’Istituto superiore di Sanità perché si dia vita a uno studio approfondito sui casi salentini. I protocolli prevedono, soprattutto in caso di decessi, l’invio di un esperto da Roma. In occasione della morte  della 49enne di Parabita del 31 luglio scorso il Ministero ha fatto giungere a Lecce una neurologa, con il compito di ricostruire alcuni dati e le cartelle cliniche.
 
«Bisogna capire perché siamo sopra la media nazionale – dichiara nuovamente Gorgoni – e indagare se c’è un cluster familiare di consanguineità, di parentele incrociate, che magari sono alla base dell’alterazione oppure se ci siano cause sporadiche, che significa dire motivi ignoti e cercare di capirne l’origine. E, soprattutto, perché nel Basso Salento e non equamente distribuite».



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