Pantaleo Corvino e Stefano Trinchera sono stati chiari nella conferenza stampa in cui hanno presentato le linee di calciomercato del Lecce 2023-2024: ‘Vogliamo ripartire da Marco Baroni‘. Ma permetteteci di dubitarne. Se questa fosse stata l’intenzione originaria, non saremmo dovuti arrivare a due settimane dalla fine del campionato per ribadirla pubblicamente, anche perché i giorni scorsi sono stati molto frenetici. Chi rischia di rimanere senza panchina si dà da fare per cercarne un’ altra, al più presto. È questa la legge del lavoro, anche nel calcio. Non possiamo pensare che Baroni sia rimasto a braccia conserte ad aspettare l’eventuale telefonata della società di Via Colonnello Costadura. Viene da due annate vincenti, logico che pretenda un contratto pluriennale a cifre significative, non importa se in Serie A o in Serie B. E certamente lo troverà.
Il gioco delle coppie, quello per cui ‘ci vogliamo lasciare ma dillo tu per primo...’, lasciamolo ai fidanzatini. Noi pensiamo che dopo due anni belli e difficili, anzi difficili e bellissimi, sia il caso di cambiare, nell’interesse di tutti. Provare qualcosa di diverso nell’impostazione del gioco, della manovra, della costruzione provando a valorizzare qualche talentino che viene dalla Primavera di Coppitelli. Non che ci si salvi con i Primavera, attenzione. La Serie A ha bisogno di esperienza e di forza agonistica che non sempre si trovano nei talenti imberbi. Ma Corvino sa inventarsene una al giorno, non c’è da preoccuparsi più di tanto.

A proposito di giovani, il Milan ha esercitato il controriscatto per Lorenzo Colombo, giovane dal futuro radioso. Nel presente, con tutti i dovuti ringraziamenti per i gol, per la professionalità e per la responsabilità con cui ha calciato il rigore della salvezza, ci è sembrato un po’ acerbo per certi palcoscenici dove si deve scendere prima con il coltello in bocca e poi con il pallone tra i piedi. Già si parla di Nasti, come successore. Centravanti sempre scuola Milan, un anno a Cosenza e un filino di rabbia agonistica in più. Anche perché la norma non cambia: un occhio al campo e uno al bilancio, da qui non si sfugge.
