Arbitri di Calcio, meno protagonismo e maggiore professionalità

Il Calcio ha bisogno del rispetto delle regole e del rispetto tra le persone. Gli arbitri non siano i padroni del gioco ma strumenti utili di imparzialità

Partiamo dalle parole. Chiamare l’arbitro di Calcio direttore di gara è non solo inappropriato, ma fuorviante. L’arbitro dovrebbe essere solo un moderatore, un medium tra le parti, non un direttore e certamente mai un dominus. Gli arbitri, invece, negli ultimi anni, hanno assunto, in alcuni casi, una fisionomia smisurata per il loro ruolo, un ruolo da reinserire nel contesto in maniera più equilibrata.

Non è un lavoro facile quello dell’arbitro di calcio, anzi. Ti espone al giudizio spesso impietoso del pubblico e fa risaltare quasi sempre gli errori piuttosto che le corrette valutazioni, tuttavia agli arbitri si richiede principalmente il compito di far rispettare le regole e di applicarle anche in condizioni difficili, senza dimenticare che, trattandosi di essere umano, l’arbitro non può essere immune da errori, i quali possono e devono essere ragionevolmente compresi, ma certamente anche recuperati.

Il primo grande e più evidente tentativo di recupero degli errori arbitrali è il VAR perché, per decenni, gravi errori hanno modificato la realtà, condizionando le vicende sportive. Ma non basta, perché anche la forma è importante. L’idea di un personaggio che si aggira per il campo con poteri assoluti e dotato di uno scudo di impunità non è in linea con i valori di uno sport di squadra dal forte significato sociale.

L’arbitro sia al servizio della partita e delle squadre e dimostri la sua professionalità con scelte ragionevoli e sensate, e soprattutto senza toni da vecchio e intoccabile accademico, e se sbaglia si faccia in modo che ripaghi o compensi il suo errore. Se è giusto ammonire il giocatore che commette un fallo, è giusto sanzionare anche l’arbitro che commette l’errore, come l’attuale dirigenza dell’AIA sta dimostrando di voler e saper fare.

Talvolta nei campionati italiani la qualità degli arbitri è tutta da dimostrare, a fronte di alcuni professionisti riconosciuti e dall’inappuntabile curriculum, ce ne sono altri meno preparati e più incerti, con un livello di professionalità inversamente proporzionale all’atteggiamento giganteggiante che vogliono offrire in campo, presentandosi come profeti di un’arte in cui in realtà difettano.

Tra arbitri e giocatori il rapporto deve essere paritario. Il calciatore d’esperienza, conosciuto, amato dal pubblico, famoso e di talento non deve mai cedere alla tentazione di irridere l’arbitro o eccedere in confidenza e l’arbitro non dovrà mai rendersi ridicolo nel tentativo di prevalere, dialetticamente o con decisioni pesanti, nei confronti dei calciatori o degli allenatori.

Gli arbitri prendano atto che sono i giocatori i veri protagonisti di questo sport (l’album delle figurine de ‘I Calciatori’ lo spiega plasticamente), e ciò non sia motivo di imbarazzo o disagio, perché a volte l’impressione che ne deriva è proprio questa.

L’arbitro pensi a far sì che il risultato alla fine sia quello più giusto, dimostrandosi un perfetto strumento di servizio, lasciando la gloria ad altri.