
Più servizio e meno autorità. Gli arbitri farebbero bene a recuperare una credibilità che ormai non esiste più. Sembrano essere rimasti i soli a pretendere di essere considerati al pari di creature celesti ma che nel migliore dei casi invece sono soltanto una componente di un meccanismo piuttosto articolato.
Agli arbitri va ricordato che essi non sono star dello spettacolo, nessuno va allo stadio per loro. La gente va negli stadi per apprezzare il gioco, tifare per la propria squadra del cuore, guardare i giocatori dal vivo e perfino per ammirare le coreografie della curva, ma nessuno va in uno stadio per gli arbitri. Se tutto ciò è fonte di malessere, o di qualche complesso di inferiorità, crediamo che non importi proprio a nessuno.
Acquisita la giusta consapevolezza di questo ruolo, gli arbitri dovrebbero comportarsi di conseguenza, senza manie di protagonismo e senza pretese di riverenza. Il rispetto che un arbitro chiede è lo stesso rispetto che egli deve riservare.
L’arbitro insomma deve fare l’arbitro e non illudersi di essere al di sopra delle parti, al massimo al di fuori delle parti.
Se un arbitro sbaglia è legittimo fargli notare l’errore, senza per questo dover incorrere in assurde ritorsioni. Chi commette un errore va ripreso, ed è logico che venga criticato e contestato, a volte in tempo reale, certamente in seguito.
Detto questo, se ci fossero meno sviste, meno errori plateali, meno smorfie da supereroi, e maggiore professionalità, potremmo sicuramente evitare di scrivere fiumi di parole e goderci di più il gioco più bello del mondo.