
C’è chi pensa ancora che le grida di incitazione del pubblico pagante possano essere di stimolo per i giocatori in campo. Purtroppo però la realtà è ben diversa e il dodicesimo uomo non esiste, o almeno non più.
Lo stiamo vedendo al Via del Mare quest’anno dove il Lecce ha raccolto pochissimo e dove sono maturate numerose sconfitte inaspettate.
“A Lecce commenta Luca, tifoso e abbonato di lungo corso, non si percepisce più quel clima in grado di travolgere gli animi, e come è stato più volte riferito da altri spettatori in qualche caso si odono maggiormente i cori della tifoseria ospite, esattamente come avviene per i tifosi leccesi che vanno in trasferta, indimenticabile a questo proposito l’atmosfera dello stadio Olimpico nella trasferta di dicembre scorso, con il pubblico leccese che superava in decibel il supporto alla propria squadra.”
“Ma in casa questo grande sforzo è alquanto sfumato. I cori – dice Maurizio – sono
esclusivamente quelli della curva, ma spesso si tratta di vocalizzi autoreferenziali. Gli ultras parlano sempre più di se stessi, proponendo il loro modo di vedere le cose e quella nostalgica voglia del Calcio di un tempo e molto meno della squadra. Il tifo per la maglia, aggiunge Tonio, pur se comprensibile sul piano filosofico, non scalda il cuore dei calciatori, che quindi non si sentono incitati a dovere”.
Il tradizionale ‘forza Lecce’ o ‘forza ragazzi’ non è più di moda, e sottrae di fatto quote di decisivo protagonismo che una volta faceva la differenza.
Insomma giocare in casa non è un vantaggio come ci si aspetterebbe, e infatti si vede.