Tornare in campo il 13 giugno. Questa la data proposta venuta fuori questo pomeriggio nel corso della Assemblea della Lega di Serie A, riunitasi oggi per studiare il piano per la conclusione del campionato di calcio.
I presidenti dei club di massima serie provano, quindi, a fissare le tappe e, incassato il via libera sulla ripresa degli allenamenti di squadra a partire da lunedì 18 (salvo clamorosi ripensamenti, ma il Ministro Spadafora ha rassicurato su questo), ora il calcio italiano tenta anche di fissare una data per il ritorno delle partite.
Il weekend messo nel mirino è il secondo di giungo, quando cioè le squadre avranno svolto circa un mese di preparazione dopo mesi di allenamenti individuali in casa. Trattasi di una proposta, naturalmente, che dovrà passare al vaglio della FIGC (che nel frattempo ha adeguato il protocollo come richiesto dal Comitato Tecnico Scientifico) e soprattutto del Governo.
Il Lecce, in particolare, è pronto a trasferirsi in massa presso l’Acaya Golf Resort, quartier generale scelto come centro tecnico dove concludere la stagione in una sorta di ritiro permanente: si uscirà da lì solo per giocare.
Ma sulla effettiva ripresa del campionato i dubbi ancora sono tanti, uno in particolare. Il nuovo protocollo sulla ripresa indica che nel caso in cui dovesse scoprirsi un giocatore positivo al Covid19 nel corso della parte finale di stagione, tutta la squadra dovrebbe andare in quarantena. Tradotto ai minimi termini significa impossibilità per la squadra di giocare e, di fatto, nuovo e definitivo stop del campionato.
Uno scenario, questo, che non sembra così irrealizzabile e che sta facendo riflettere molti presiedenti. Conviene correre tornare a giocare con il rischio di interrompere nuovamente il torneo, magari dopo pochi giorni o, peggio, a pochi minuti dalla sua conclusione?
Dubbi legittimi, ma la sensazione è che si farà davvero di tutto per tornare in campo.
