La Storia del Lecce calcio dal 1975 a oggi. I puntata

Negli anni ’70 bisognava avere almeno 50 anni ed essere un tifoso assiduo per ricordare la fugace esperienza della B a Lecce. Era la fine degli anni 40 e Lecce era un paese del profondo Sud che come tante realtà urbane del tempo tentava di dimenticare i fumi della guerra.

Parte oggi la cavalcata di Leccenews24 lungo il percorso calcistico del Lecce, da quando con il ritorno in serie B nel 1976, dopo 27 anni, i giallorossi scoprono il calcio professionistico ai più alti livelli. Nove anni dopo arriverà per la prima volta la serie A e poi tanti anni di gloria e successi. Cominciamo…

Fino agli anni ’70 il calcio, a Lecce, era un intrattenimento piacevole, ma ancora ben lontano dall’essere quel fenomeno sociale che sarebbe diventato qualche decennio dopo. Pochissimi avevano visto il Lecce in serie B, la maggioranza dei tifosi del 1975 erano troppo piccoli nel ‘49 per ricordare. Lecce lanciava la sfida, le dirigenze che si erano succedute tra la fine degli anni sessanta e l’inizio dei settanta avevano gettato le basi per la stesura di un nuovo copione, ma la serie C per il Lecce era dura a morire.

Grandi allenatori come Eugenio Bersellini o Giacomo Losi non erano riusciti nell’impresa e agli inizi degli anni 70 la serie B per il Lecce sembrava ormai una necessità da raggiungere a tutti i costi.

Nella stagione 71–72 il Lecce chiude il campionato al secondo posto, dietro al Brindisi del maestro Vinicio e dei leccesi Mimmo Renna e Aldo Sensibile che vincono il torneo (anno magico il 1972 per i grandi leccesi del calcio: Franco Causio vince lo scudetto con la Juventus e Mario Russo vince il campionato di serie B con la Ternana).
Secondo posto anche l’anno dopo e, ancora, nella stagione 73–74. Per la terza volta consecutiva, il Lecce è secondo. Vede la B ma non la tocca, ne sente l’odore, ma gli sfugge via.

La stagione 74–75 sembra quella giusta. La guida tecnica viene affidata a Nicola Chiricallo. Il Lecce punta dritto alla vittoria del campionato, stanco ormai di collezionare secondi posti. E, infatti, il secondo posto non ci sarà. I giallorossi arrivano terzi, dietro il Catania campione e il Bari. E fine dei sogni di gloria. Ma se i sogni finiscono, nel 75 comincia la realtà.

Il 74–75, è un anno calcistico che viene ricordato negli annali del calcio per via dell’imbattibilità del portiere del Lecce Emmerich Tarabocchia. La sua porta rimase inviolata per 21 partite consecutive stabilendo il record di imbattibilità dei portieri tra i professionisti.

Il 75 -76 l’U.S. Lecce ha un nuovo presidente che si chiama Antonio Rollo. Qui o si fa la storia o si muore. Si ricomincia con mezza squadra cambiata rispetto all’anno prima e si ricomincia con Chiricallo. Purtroppo l’avvio del campionato non appare compatibile con gli obiettivi. Anzi l’obiettivo…arrivare primi. Dopo sei giornate il Lecce ha racimolato solo 4 punti. La dirigenza allora decide di fare quello che sempre si fa quando le cose non vanno bene. Cambia l’allenatore.
Difficile trovare l’uomo giusto, Chiricallo è un grande e ce ne vuole uno ancora più grande.

Antonio Renna, per gli amici Mimino.

E se puntassimo su un leccese? Pensò la dirigenza. Il profilo richiesto somigliava molto a quell’allenatore che l’anno prima aveva miracolosamente salvato il Brindisi in serie B. Il pupillo di Attilio Adamo, Antonio Renna, detto Mimmo, per i leccesi Mimino.

Il suo maestro, Adamo, al termine della carriera da calciatore lo aveva mandato ad allenare in serie D. Giusto per fare un po’ di gavetta. E Renna andò al Nardò prima di essere chiamato in serie B dal presidente Fanuzzi junior alla corte del Brindisi, squadra che aveva già allenato da giocatore (ai tempi si faceva anche così) e che aveva guidato con la fascia di capitano.

Vecchia gloria da calciatore, nuova gloria da allenatore, perché il Brindisi dopo una rincorsa da paura si salvò. E fu l’ultima salvezza del Brindisi in serie B. Un fatto che convinse il Lecce a provarci, nonostante il detto “nemo profeta in patria”. E di “profetare” nella sua patria Mimino Renna, infatti, non ne aveva le intenzioni. Alla prima telefonata del Lecce il giovane tecnico disse: “no grazie, sono troppo amico di Chiricallo, non posso accettare”, “ma Chiricallo lo mandiamo via comunque, caro Renna, vorrà dire che troveremo un  altro allenatore…

Core presciatu…

Non ci fu bisogno di trovare altri. Alla settima giornata, il 26 ottobre 1975 per la partita Lecce – Benevento sulla panchina del Lecce sedeva Mimmo Renna. Il Lecce vinse 1 – 0. E vinse anche la domenica successiva, e quella ancora dopo. La Storia stava cambiando. Il mister fece arrivare giocatori nuovi e determinanti come l’attaccante Loddi dalla Lazio, il centrocampista Giannattasio, suo ex compagno nel Brindisi di Vinicio e il portiere Di Carlo.

Qualche settimana dopo il Lecce andò a Cosenza a vincere 6 – 1. La febbre giallorossa era salita alle stelle.

Il campionato fu vinto alla penultima giornata sul campo del Messina, quando un pacifico 1-1 spalancò la porta della serie cadetta. L’ultima partita in casa contro il Sorrento fu solo una formalità. Da ricordare soltanto, per i fanatici di calcio, che nel Sorrento quell’anno giocava uno dei più forti calciatori leccesi di tutti i tempi, a detta di molti intenditori il più grande talento mai visto, Fernando Scarpa, che quell’anno segnò 14 reti, tanto per gradire.

Lo stadio di via del mare aveva una capienza discreta per la serie C, ma certamente non poteva contenere tutto il Salento. Il pubblico allora prese posto sulle tribune e in campo, ai bordi del terreno da gioco. Dopo il fischio finale tutti per le vie della città a festeggiare, a celebrare la Storia.

Serie B, finalmente.

Nel 1976 – 77 il presidente del trionfo lascia il timone del comando a una nuova dirigenza capeggiata dal presidente Franco Jurlano e dal direttore sportivo Mimmo Cataldo. Un binomio che sarebbe diventato leggendario. La società si affida al tecnico del triplete per dirla con il linguaggio di oggi. Ancora lui, Renna, che in quel 75–76 non aveva vinto solo il campionato, ma anche la Coppa Italia di serie C e la Coppa Italo inglese. Arriva il nuovo portiere Nardin e il difensore napoletano Pezzella, che ricorderemo più avanti per la sua tragica scomparsa insieme al compagno di squadra Lorusso nel dicembre del 1983.

Il grande Lecce nel 1976 stava esagerando. “Manca poco – pensava qualcuno – e battiamo anche i campioni d’Italia”. Sembrava uno scherzo, ma la realtà fu ancora più comica.

Nel girone eliminatorio della Coppa Italia (quella vera,) il Lecce si ritrovò il Torino campione d’Italia. Gli scudettati di Gigi Radice erano semplicemente la squadra più forte d’Italia e lo avrebbero dimostrato anche l’anno successivo sfiorando il secondo scudetto consecutivo, ma arrivando secondi ad un punto dalla Juventus. Scudettati o no, fu il Lecce a vincere, con tanti complimenti ai giallorossi che avevano eliminato dalla Coppa Italia i campioni.

A questo punto manca solo di raggiungere la serie A, a prima botta, per così dire. Ed è qui che la storia si fa seria, perché la matricola neopromossa che non vedeva la B da ventisette anni, non giocò per la salvezza, ma per traguardi ben diversi.

Il Lecce vince e diverte, ma non troppo…

Il girone d’andata fu strepitoso, e alla fine fu un bel risultato, con il Lecce di Mimmo Renna che finì il campionato 76 – 77 al settimo posto, ad un tiro di schioppo dalla zona promozione. Il tecnico leccese (leccese per origini e incarico) si convinse addirittura che se la dirigenza lo avesse ascoltato, la serie A sarebbe potuta arrivare quell’anno, con ben otto stagioni d’anticipo sul mitico 1985. Ma nel loro primo anno di calcio Jurlano e Cataldo non pensavano di spingersi oltre e ragionevolmente pensarono piuttosto ad una scalata programmata e graduale.

La diversità di opinioni si trasformò ben presto in una ferita insanabile. Il dissenso sfiorò il confine dello scontro fisico e l’allenatore tutto d’un pezzo, noto per il suo tono elegante, ma severo, andò via, forte del fatto che i due anni fantastici al comando del Lecce lo avevano proiettato nell’OIimpo del calcio italiano.

E infatti Mimmo Renna fu subito chiamato dal cavaliere Costantino Rozzi per guidare l’Ascoli, la provinciale più famosa del calcio italiano.

L’Ascoli andò in serie A nel 77 – 78, vincendo il campionato (il campionato dei record, per punteggio, numero di vittorie e gol segnati) e si sussurra che i giocatori che Renna voleva l’anno prima da Jurlano per il Lecce, glieli prese senza batter ciglio l’anno dopo Costantino Rozzi all’Ascoli. Ma ci pensate? Brrr… che brividi.

Il Lecce intanto prosegue la sua storia, ma questo è il tema della prossima puntata, la seconda…



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