Era il 20 giugno 1976, lo stadio Via del mare era troppo piccolo per contenere la moltitudine impetuosa che da tutto il Salento venne in città a salutare il trionfo della squadra di calcio del Lecce, che dopo più di un quarto secolo tornava in cadetteria, categoria che aveva conosciuto fugacemente nella prima metà del Novecento.
Dopo anni ad inseguire la promozione il Lecce era finalmente riuscito nella grande impresa.
La vittoria del campionato era giunta la domenica precedente, 13 giugno, festa di Sant’Antonio, sul campo del Messina, quando con il pareggio per 1-1 i giallorossi guidati dal tecnico Mimmo Renna, ottennero la matematica certezza del salto in B, vincendo anche la Coppa Italia di serie C, e il trofeo italo inglese.
Amici, parenti, sostenitori di tecnico e giocatori accompagnarono i loro eroi fin oltre lo stretto per partecipare dal vivo alla tanto agognata impresa. Il grande Attilio Adamo, padre del calcio leccese, volle fare gli auguri al suo pupillo Renna che otteneva il prestigioso traguardo nel giorno del suo onomastico (Mimmo Renna infatti si chiama Antonio all’anagrafe).
La festa però, quella vera, con tutti i tifosi leccesi e salentini, si sarebbe svolta a Lecce nell’ultima partita di campionato in casa, contro il Sorrento. Per quel giorno la Prefettura decise in via straordinaria di concedere l’accesso dei tifosi a bordo campo in modo da favorire la visione della partita ad una folla mai vista in precedenza, questo per ragioni di sicurezza e ordine pubblico, e per dare a tutti la possibilità di dire un giorno “io c’ero”.
Prima del fischio d’inizio l’allenatore leccese attraversò il campo da gioco, raccogliendo gli applausi e gli osanna del pubblico, e poi prese posto in mezzo alla gente, come uno dei tanti tifosi venuti per gridare Forza Lecce.
La società del presidente Rollo aveva centrato un obiettivo storico, ma adesso le cose sarebbero cambiate con un avvicendamento societario che avrebbe visto l’ingresso del gruppo di Franco Jurlano che avrebbe scritto le pagine più importanti della storia calcistica leccese. I grandi interpreti di quel trionfo memorabile furono tra gli altri il portiere Dino Di Carlo, il roccioso difensore Michele Lorusso, i centrocampisti Diego Giannattasio e Ruggero Cannito, insieme agli attaccanti Gaetano Montenegro e Fortunato Loddi, accanto ad altri protagonisti e comprimari di lusso.
Molti di loro sarebbero rimasti a Lecce per l’avventura della serie B, insieme all’allenatore leccese che venne confermato per compiere un’altra impresa, quella della salvezza per la stagione 76-77. E così avvenne, il Lecce con un campionato di vertice, sempre a ridosso delle prime, ed esprimendo un calcio di alto livello concluse il campionato al settimo posto in classifica, per la gioia e la soddisfazione di quanti sognavano glorie calcistiche anche in questa terra.
La festa che animò la città barocca quel 20 giugno ’76, fu indimenticabile. Tutta la popolazione scese per le strade, si tappezzarono balconi e palazzi, Porta San Biagio e Porta Napoli vennero agghindate di colori giallorossi. I calciatori portati in trionfo.
Fu il giorno in cui Lecce divenne una realtà del calcio nazionale.
