Baroni, le ragioni per restare o per dirsi addio

Dopo la salvezza, il Lecce in serie A deve pensare alla panchina. Marco Baroni deciderà di restare o di salutare “in bellezza“

Ci si può lasciare per troppo amore‘ ha detto Mister Luciano Spalletti commentando la scelta di lasciare la panchina del Napoli dopo uno scudetto storico che tornava in Campania a 30anni di distanza dall’ultimo successo griffato Diego Armando Maradona. Nei prossimi giorni sarà chiamato a decidere il suo futuro anche l’allenatore del Lecce Marco Baroni che di quello scudetto partenopeo fu un grande protagonista, segnando il gol che mise il sigillo dell’ufficiale sorpasso ai danni del Milan di Arrigo Sacchi.

A breve il direttore generale del Lecce, Pantaleo Corvino e il tecnico toscano si incontreranno per decidere: continuare per un altro anno o lasciarsi e dirsi addio?

Scelta non facile, certamente. Gli amanti dei freddi numeri, coloro che guardano solo alle statistiche e alle tabelle, a dire il vero unico criterio razionale di giudizio, pensano che sarebbe folle perdere un allenatore come Baroni. Arrivato sulle ceneri lasciate da Eugenio Corini, il tecnico in due anni ha prima portato il Lecce in Serie A e poi l’ha salvato con una giornata di anticipo.

In B aveva una corazzata con specialisti delle promozioni come Lucioni e Coda, mentre in Serie A gli è andata bene. Fosse durato un paio di settimane in più il campionato… il Lecce sarebbe colato a picco‘ dicono i detrattori che più di una volta hanno lanciato l’hashtag ‘Baroni abbande‘.

Del resto il calcio è anche materia per quelli che si fanno affascinare da tante variabili emozionali che i numeri non prendono in considerazione.

Questa considerazione, però, benché diffusa (quella di un Lecce brutto e solo fortunato grazie agli altrui demeriti), sarebbe certamente opinabile e confutabile: quante corazzate non hanno fatto il salto in A…

E poi: davvero esiste la categoria della ‘fortuna‘ e quella della ‘sfortuna‘ in un campionato che è lungo quasi 11 mesi? Oppure la fortuna ce la si conquista giornata dopo giornata, con gli alti e bassi tipici di una neopromossa che non può spendere al mercato del calcio per come vorrebbe o saprebbe?

Va da se comunque che il feeling non è mai sbocciato tra Baroni e la piazza. Il gioco non ha mai entusiasmato e di scelte diverse dall’unico modulo praticato (il 4-3-3) se ne sono viste ben poche. Il Lecce è la squadra che meno di tutte ha tirato in porta e gli attaccanti troppe volte hanno agognato palloni giocabili.

Lasciarsi dopo due traguardi raggiunti sarebbe invidiabile. L’allenatore potrebbe accasarsi in una buona piazza dopo i successi dell’ultimo biennio e il Lecce potrebbe scegliere un allenatore in grado di divertire un po’ di più il pubblico e magari valorizzare con il bel gioco qualche talento della ‘Primavera dei miracoli‘ di Federico Coppitelli.

Nessuno saprà cosa si diranno a breve Corvino e Baroni; conosceremo solo l’esito finale del colloquio. E ad esso ci adegueremo con rispetto perché, piaccia o no, stiamo parlando di due grandi, grandissimi professionisti.