
In certi momenti il calcio si ferma, o almeno dovrebbe. Quando il dolore colpisce una squadra, una città, una famiglia sportiva, il rispetto dovrebbe essere il primo compagno di viaggio. E invece, questa volta, il rispetto è stato travolto.
L’U.S. Lecce ha vissuto, anzi sta vivendo ore di lutto profondo per la scomparsa improvvisa di Graziano Fiorita, colonna silenziosa del club per 26 anni. Graziano era uno di volti che non si vedono spesso sui giornali, ma che rendono possibile ogni sogno, ogni vittoria, ogni passo in avanti. Ha servito il Lecce lontano dai riflettori, incarnando i valori più autentici di lealtà, dedizione e amore per colori giallorossi, per una maglia che non si indossa, si abbraccia. Graziano era con la squadra in ritiro quando il destino ha deciso di strapparlo alla vita, lontano dalla sua famiglia, lontano dalla sua casa.
Di fronte a una tragedia così grande, la richiesta del Lecce di rinviare la partita contro l’Atalanta è stata accolta con rigidità, come se il valore della vita potesse essere subordinato a un calendario. Una ferita ancora più dolorosa per chi, come il Lecce, ha sempre messo l’uomo davanti al risultato. La Lega ha imposto di giocare, come se il dolore si potesse archiviare, come se le lacrime potessero essere cancellate sul campo.
La società ha accettato di scendere in campo, ma senza anima, senza colori. Indossando una maglia bianca, senza stemmi, senza simboli. Un silenzio più forte di qualsiasi grido. La squadra giocherà per onorare Graziano, e lo farà aspettando il momento in cui potrà finalmente riabbracciare il suo uomo, rendergli omaggio davanti alla sua gente, nella sua terra.
Non ci sono classifiche, non ci sono punti che valgano più della memoria e del rispetto per chi ha dato tutto per una bandiera. Graziano Fiorita resterà per sempre parte del Lecce, finché ci sarà qualcuno che crederà che il calcio, quello vero, è fatto prima di tutto di persone, non solo di palloni.
Oggi il Lecce non gioca solo una partita. Gioca la “partita dei valori calpestati”. E, comunque vada il risultato, ha già vinto. Perché il ricordo, quello sincero, non conosce sconfitta.
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