Contro il Milan giallorossi beffati dal Var. L’analisi della partita

Con la compagine rossonera il Lecce ha prima rimontato, poi, segnato il gol del sorpasso, annullato dall’Arbitro dopo aver visionato le immagini

Fantastica vittoria al Via del Mare. Il Lecce rimonta il Milan e vince 3 a 2 con una rete magistrale di Piccoli al 94’.

Questo è quello che avremmo voluto raccontare, questo è quanto il campo ha sancito. Invece, la realtà è un’altra. Il Lecce riesce nell’impresa ma non fino in fondo. Perché un malefico, al quanto distorto, strumento tecnologico ha distrutto e annientato la passione di un popolo intero. Andiamo con ordine.

In realtà, i giallorossi, nella prima parte della gara, non hanno dimostrato di meritare l’epilogo verificatosi. Il Milan è partito forte mostrando tutto il proprio arsenale. L’infortunio di Leao aveva fatto tirare un sospiro di sollievo. Forse, inconsciamente, la squadra ha creduto di potersi battere alla pari sopravvalutando l’avversario. In sette minuti, i rossoneri hanno messo il Lecce ko. Sul primo gol, la responsabilità è stata di Gendrey, troppo morbido nel contrastare il treno Theo Hernandez, poi la presa di posizione di Giroud è frutto della sua grande strapotenza. La seconda rete, invece, è un errore di tutti. Di posizione, per lo più. Mediana alta a tentare di recuperare palla con un pressing sul portatore di palla. Linea difensiva troppo bassa. Risultato? Una prateria per Reijnders. Corsa indisturbata, Giroud attrae Baschirotto e Pongracic, passo sulla destra dell’olandese e tiro facile verso la porta. Se non fosse per un tiro troppo sicuro di Banda a due passi dalla porta, neutralizzato da Maignan, il Lecce avrebbe meritato un risultato anche più sonoro.

Il secondo tempo è iniziato così come è finito il primo. Ovvero con un nulla di fatto. Se non che, il mister decide di mettere mano alla panchina. Entrano Piccoli, Gonzalez, Blin e Sansone al posto di Krstovic, Kaba, Strefezza e Rafia. Arriva il primo gol del Lecce, in un momento del match, tutto sommato neutro. Banda crossa dalla bandierina, spizza Blin con una stacco imperioso e Sansone di controbalzo infila Maignan. Fin qui, i più hanno creduto fosse un caso. Invece no, perché il Lecce ha macinato gioco e lo ha fatto veramente, anche contro una squadra come il Milan che pochi giorni prima aveva battuto il PSG. Gonzalez e Blin hanno giganteggiato a centrocampo supportando le avanzate offensive. Neanche il tempo di analizzare il 2 a 1 che si è già sull’azione del pareggio. Piccoli riceve, palla per Sansone che accarezza per Banda. Questa volta, a destra, quindi, rientro sul sinistro e tiro a giro sul secondo palo. Lo stadio esplode, un boato incredibile. L’impresa era realmente riuscita. Il cuore e le sensazioni dicevano che non era ancora finita.

Sansone serve l’antipasto con un palo interno e con la palla che danza sulla linea di porto. Poco dopo, un contatto tra Giroud e Pongracic, con quest’ultimo tacciato dai rossoneri di aver toccato la palla con la mano. Le proteste di Giroud portano alla sua espulsione.

Ora, vi raccontiamo un film su un nastro degli anni 80’. Falcone batte la punizione, la palla volante attraversa Abisso che con la mano protesa verso l’alto guarda il portiere e non la gittata della palla. Nel mentre, Piccoli e Thiaw fanno i calciatori. Il calcio è uno sport di contatto nel quale i protagonisti, anche con l’utilizzo del corpo, vincono la marcatura o la posizione per ricevere il pallone. In termini semplici, Piccoli prende posizione, riceve il pallone e, con una personalità invidiabile, calcia da 35 metri verso la porta. Maignan è sorpreso, la palla entra in rete e il sismografo va in tilt perché non riesce a calcolare il movimento del suolo del “Via del Mare”. Un fragore e una vibrazione, espressioni di una passione viscerale di un popolo, da sempre, animato dalla voglia di rivalsa.

Ora raccontiamo l’oblio. Abisso viene richiamato al Var perché poco prima della ricezione della palla da parte di Piccoli, il piede del giocatore giallorosso calpesta quello di Thiaw tanto da causargli una caduta. Secondo l’arbitro questo “step on foot” è tanto grave da invalidare una gioia, una passione, un sogno. Di colpo, quel nastro degli anni 80’ viene preso, calpestato e bruciato a causa di una follia e di un gioco malefico del calcio moderno.