Lecce, quando non si oltrepassa una linea, ma la decenza. Sticchi Damiani furioso: “violata una regola”

Al Lecce non va giù il gol annullato a Lapadula che sarebbe valso il 2-2 momentaneo contro la Lazio. Al termine della sfida Sticchi Damiani a Sky: “non c’è nessuna prassi, ma solo una regola violata. Il rigore andava ripetuto”.

Diciamolo in premessa, così non ci torniamo più: la Lazio molto probabilmente avrebbe vinto comunque. Una squadra che crea circa venti palle gol, merita di vincere. Senza ombra di dubbio. Ma siccome creare non significa, poi, segnare per davvero, allora se quel 2-2 fosse stato convalidato non sappiamo se, per davvero, i biancocelesti avrebbero vinto.

Non riusciamo ancora a comprendere, in tutta onestà, il motivo per il quale l’arbitro Manganiello – che era a 5 metri dal dischetto del rigore e a tre passi dai difensori della Lazio già in area al momento della battuta di Babacar – “assistito” dal VAR – abbia annulla il secondo gol di Lapadula che, invece, tiene i piedi sulla linea dell’area di rigore quando il compagno calcia.

Ora, noi siamo formalisti al massimo: la linea dei sedici metri è già area di rigore, quindi se vogliamo essere rigorosi, Lapadula “è in area”. Ma non ci spieghiamo come mai solo contro il Lecce arbitri e VAR devono ergersi a estremisti della regola. Dopo il caso-Napoli in casa, stavolta il Lecce subisce la regola dell’invasione d’area di rigore. La regola, infatti, prevede chiaramente che se un giocatore della squadra che ha beneficiato un penalty oltrepassa la linea dell’area prima che il compagno calci, e quest’ultimo segna (o comunque sulla ribattuta la squadra realizza il gol), la rete deve essere annullata.

Allo stesso modo, un’altra regola, recita: “se, dopo che l’arbitro ha dato il segnale per l’esecuzione, ma prima che il pallone sia in gioco, un difensore della squadra difendente entra nell’area di rigore, l’arbitro lascia battere. Se non viene segnata una rete, il tiro sarà ripetuto”.

Ora, Babacar sbaglia clamorosamente il penalty, ma possiamo anche ammettere che dal rigore, sia comunque scaturito il gol.

Secondo gli opinioni siti della stampa nazionale giustificano l’operato del signor Manganiello riprendendo l’orientamento dato dall’AIA e dal presidente Rizzoli: si punisce l’ingresso anticipato di Lapadula che poi diventa decisivo, perché gli permette di siglare una rete. Quindi se fosse arrivato prima sul pallone un difensore invadente, il rigore sarebbe stato ripetuto, tuttavia siccome arriva prima un attaccante invadente la rete è da annullare e la ripresa del gioco va effettuata con un calcio di punizione indiretto”.

Il Presidente reclama: “rigore da ripetere”

Peccato, però, che Lapadula non risulti affatto invadente, poiché non oltrepassa la linea dell’area di rigore (e differenza di almeno due giocatori di casa). Non solo. Sul caso ha fatto il punto anche il Presidente del Lecce Saverio Sticchi Damiani che, ai microfoni di Sky, ha spiegato: “la partita lascia rimpianti e recriminazioni perchè i ragazzi meritavano un altro punteggio. Il risultato è stato determinato da alcune interpretazioni cervellotiche del regolamento: in occasione del gol di Lapadula, infatti, andava applicata la regola n. 14 del Regolamento di questo gioco”.

La regola chiamata in ballo dal Presidente giallorosso recita testualmente: “Se, prima che il pallone sia in gioco, si verifica una delle seguenti situazioni: c) uno o più calciatori di ciascuna squadra infrangono le Regole del Gioco, il calcio di rigore dovrà essere ripetuto, a meno che un calciatore commetta un’infrazione più grave (ad esempio, fa una finta irregolare); se sia il portiere sia chi esegue il tiro commettono un’infrazione allo stesso tempo:
• se la rete non viene segnata, il calcio di rigore dovrà essere ripetuto ed entrambi i calciatori ammoniti
• se la rete viene segnata, non dovrà essere convalidata, colui che ha eseguito il tiro verrà ammonito e il gioco sarà ripreso con un calcio di punizione indiretto per la squadra difendente”.

“Il nostro giocatore entra solo con il corpo nell’area della Lazio, non con i piedi”, ribadisce Sticchi Damiani. “Non c’è prassi che tenga: siamo di fronte ad una violazione grave di una regola scritta”.



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