4 a 0 forse troppo ingeneroso per il Lecce. Il nuovo debutto in Serie A è amaro per i giallorossi che però contro l’Inter, nella bolgia di “San Siro”, non rinunciano mai a creare e a mettere in campo la loro filosofia di gioco. L’impatto, infatti, è dei migliori con trame di gioco bel collaudate per essere soltanto il 26 agosto. Poi però alcune sbavature in difesa, con coperture generose, fanno la differenza a questi livelli: Brozovic e Sensi stordiscono i salentini in 3 minuti, ma l’atteggiamento non cambia. Nella ripresa il calo fisico è vistoso e così Lukaku e Candreva aumentano il divario nel tabellino. Stona parecchio l’esplosione rimediata da Diego Farias dopo un quarto d’ora dal suo ingresso in campo.
Gabriel, 5.5: torna in quello stadio che ha visto solo da bordo campo ai tempi del Milan, ma stavolta lo fa per difendere, da titolare, i pali giallorossi. Inizia con personalità con l’Inter che lo tiene inoperoso per 20 minuti. Poi il lampo di Brozovic, davvero imparabile. Forse poteva fare qualcosina in più sul raddoppio di Sensi. Alla mezzora provvidenziale il suo tocco di dita sul tiro di Asamoah che sventa il tris nerazzurro. Nel secondo tempo, però, subisce il primo gol italiano di Lukaku che è abile ad approfittare di una respinta del portiere brasiliano su tiro di Lautaro che non sembrava poi così irresistibile. Poi il poker di Candreva da distanza siderale.
Rispoli, 5: era pressoché certo che la sua apparizione una settimana in Coppa era il preludio ad un suo impiego nella Scala del calcio. Non male in fase di spinta, ma è ancora in ritardo in copertura. Prima si perde Lautaro al 16esimo con quest’ultimo che sbaglia incredibile l’appoggio in rete di testa, poi concede troppo spazio a Brozovic che dal limite dell’area non sbaglia mai. L’Inter lo capisce e dalle sue parti si fa vedere più spesso. Su questo c’e da lavorare.
dal 70′ Benzar, 6- : prima in assoluto anche per lui con la maglia giallorossa. Fa vedere una buona gamba, ma c’è da affinare l’intesa con i compagni.
Lucioni, 6: il capitano di giornata, è la roccia attorno cui ruota la difesa. Guida come un condottiero la retroguardia che a San Siro, contro l’Inter, sbanda davvero poche volte. Lui tiene sempre sulla spina i suoi, ma i ragazzi di Conte non sono fuoriclasse per caso: bastano lievi sbavature per fare male. Lui, d ogni modo, tiene botta e con Rossettini forma un’ottima coppia centrale.
Rossettini, 6: la presenza numero 275 in Serie A vorrà dire pur qualcosa. Serviva tanta esperienza per affrontare l’Inter e, per questo, solo lui poteva fare coppia con Lucioni. Ottima prova la sua, piazzato quasi a uomo su Romelu Lukaku. Non sbaglia un tempo e dà l’impressione di essere pronto ad una stagione da protagonista.

Calderoni, 6- : prima volta in Serie A per lui, ma sembra un veterano. Lungo la sua corsia di competenza l’Inter crea pochi imbarazzi, mentre è continuo nella fase di spinta. Bene il dialogo con Majer e socie. Bordata al 50esimo che finisce di poco lontana dall’incrocio dei pali.
Tachtsidis, 5.5: due anni dopo ritrova i grandi palcoscenici della Massima Serie. E’ lui ad avere le chiavi della manovra e tutto sommato non sfigura davanti ad un centrocampo avversario non solo più affollato, ma anche qualitativamente superiore. Ci prova dal limite dell’area al 19′, ma il portiere nerazzurro non ha problemi in presa bassa. Nel corso della gara sbagli pochissimi appoggi, ma non riesce comunque a dare la svolta giusta alla manovra che si sviluppa per lo più lungo le ali.
Petriccione, 6- : per essere la prima volta in A non parte affatto male. Sempre testa alta, mai un pallone sprecato e tanta voglia di lottare. Commette un solo, grave, errore: si fa saltare troppo facilmente da Sensi al 25′ in occasione del 2-0 nerazzurro. Ammonito al 37esimo per una spinta proprio su Sensi, esce dopo un’ora di gioco tra gli applausi del gremito settore ospiti.
dal 61′ Mancosu, 6: dopo la lunga convalescenza torna in campo la sua prima volta a San Siro. Ci prova subito con un paio di conclusioni che non incontrano fortune.
Majer, 6: quanto è difficile rincorrere Lukaku? Chiedeteglielo perché sui calci piazzati a favore era lui a indietreggiare per tenere a bada le possibili ripartenze dell’ex Manchester United. Per il resto, buona prova la sua, soprattutto in fatto di personalità: debutta senza timori reverenziali in Serie A , anche se alla distanza cala fisicamente.
Falco, 6.5: gol e grande prestazione contro la Salernitana, rinnovo del contratto, maglia da titolare al ‘Meazza’. Era la sua settimana. Lui, di tutta risposta, sfodera una prestazione cha ammalia gli addetti ai lavori a “San Siro”: è certamente il migliore in campo dei suoi, con una prova tutta estro e fantasia, l’unico veramente in grado di creare qualche apprensione alla retroguardia milanese. Cosa combina in avvio di ripresa, quando al termine di una serpentina ubriacante, si vede il tiro deviato in corner.

La Mantia, 5.5: a 28 anni, dopo aver trascinato il Lecce al ritorno in Serie A, trova subito la sua prima maglia da titolare in A in carriera. La sua è una gara tutta sacrifico, come molto probabilmente sarà tutta la sua stagione. Molto più utile in fase di ripiego, ma fa intravedere la sua solita fisicità anche lì davanti, sebbene senza incidere.
dal 60′ Farias, 4.5: la sua gara dura 15 minuti, il tempo di rincorrere qualche pallone e di farsi espellere per una entrataccia da dietro su Barella. Peccato perché ha bisogno di mettere minutaggio nelle gambe, ma il rosso diretto rischia di farlo tornare in campo a fine settembre.
Lapadula, 6- : ci mette qualche minuto a prendere le giuste misure, poi ingrana. Rincorre, ci crede su ogni pallone e al quarto d’ora per poco non beffa la difesa dell’Inter con un pallonetto dalla distanza dopo aver recuperato su Handanovic. La sua è senza dubbio una gara di sacrificio, fatta di corse e rincorse, ma di nessuna vera occasione da rete.
Liverani, 6- : recupera tutti gli effettivi solo in settimana e così decide di puntare sulla stessa formazione che ben ha figurato in Coppa Italia. Elegantissimo in panchina, spregiudicato in campo: il campionato, la Serie A, è ben altra cosa, ma lui non vuole scuse e anche a San Siro i suoi ragazzi partono forte. I giallorossi mettono apprensione ai padroni di casa che però alla prima vera occasione puniscono. Brozovic apre le danze, tre minuti dopo Sensi rischiava di tagliare definitivamente le gambe. Invece il Lecce si rimette a pedalare, ma a questi livelli i dettagli fanno davvero la differenza. Il Lecce crea, mette in campo idee e concetti tanto cari al tecnico romano, ma in avanti si crea poco di davvero pericoloso e alla distanza lo strapotere fisico della banda-Conte messe in cassaforte il risultato con il tris calato da Lukaku e il gol di Candreva. Forse, però, il passivo è troppo ingeneroso. L’impressione però è che questo Lecce potrà dare fastidio a tante squadre, anche in Serie A. Serve tanto lavoro.



