Lecce impreciso e poco concentrato: Petriccione dà il via alla goleada della Roma. Le pagelle

Un Lecce spento e poco concentrato torna a imbarcare reti: a Roma finisce 4 a 0 una gara per nulla bella che i capitolini vincono perché più cinici. Male Petriccione, Lapadula si stampa sul palo.

Dopo tre vittorie consecutive, il Lecce ritorna sulla Terra. Allo stadio “Olimpico” della Cpiatale, i giallorossi prendono quattro sberle da una Roma mai bella, ma cinica e spietata. Dal canto loro, invece, i salentini peccano in concentrazione e su un errore in uscita consegnano il vantaggio agli uomini di Fonseca. L’inerzia del match a quel punto non cambia: la Roma dilaga, il Lecce non punge. Lapadula fermato dal palo.

Vigorito, 5.5: un’altra chance per lui che conserva la maglia da titolare. Dopo le tre vittorie consecutive con lui in porta, però, la favola si interrompe. Incolpevole sul primo gol, troppo frettolosa l’uscita su Mkhitaryan che lo castiga sul 2 a 0. Sfortunato sul tris di Dzeko con la palla che gli resta vicina, favorendo la ribattuta a rete del bosniaco. Idem sul 4-0.

Donati, 5: un po’ più in confusione del solito e da lui non ce lo si aspetta. Poco incisivo in fase di spinta, non chiude a dovere su Mkhitaryan in occasione del raddoppio romanista, dopo una corsa partita in ritardo. Dalle sue parti arrivano i due gol della Roma nel secondo tempo. Esce nel finale.
dal 82′ Meccariello, senza voto: entra nel finale dopo un lungo periodo di stop.

Lucioni, 5.5: la Roma spinge quanto basta per mettere in apprensione una squadra che oggi ha tappato l’approccio. Lui prova a tenere in piedi la baracca, ma senza gli esiti sperati. Nella ripresa prova a dare uno scossone con un paio di incursioni in solitaria. Al 70esimo si perde Dzeko sul 3 a 0.

Rossettini, 5: poco preciso e poco lucido in più di qualche occasione. L’esperto centrale va più volte in apprensione e già dopo 10 minuti corre un gran rischio su Dzeko. Va in confusione spesso e volentieri.

Calderoni, 5.5: dalle sue parti la Roma entra con troppa facilità nelle prime fasi di gara. Lui fa fatica a entrare nell’economia del match, ma quando inizia a girare, corre con intelligenza. Fisicamente in crescita.

Petriccione, 4.5: ritorno tra i titolari per lui dopo quattro turni (l’ultima volta contro l’Inter), ma il rientro è da film horror. Troppo lezioso al 11′ quando in uscita vuole fare troppo lo splendido, ma finisce per perdere palla e dare il via al vantaggio capitolino. E a fine prima tempo rischia di ripetersi. Sbaglia tanti lanci e anche in fase di schermo non pervenuto. La sua gara dura 45 minuti.
dal 45′ Shakhov, 5.5: era dato come possibile secondo trequartista alla vigilia, ma Liverani lo tiene in panchina per tutto il primo tempo. Disputa la seconda frazione, ma senza incidere.

Deiola, 6: crisi di identità per lui che dopo le ultime gare da playmaker, l’ex Cagliari inizia come mezzala. Un paio di iniziative da apprezzare prima di ritornare al centro con l’uscita di Petriccione. Poi entra Tachtsidis e allora ritorna al lato. L’apporto però non manca mai.

Majer, 5.5: il man of the match contro la Spal, stavolta non incide. Anzi, sciupa una clamorosa occasione al 34esimo su palla persa da Bruno Peres, divorandosi il pareggio. Lucido palla al piede, in affanno in copertura. Esce al 65esimo.
dal 65′ Tachtsidis, 6- : dopo l’infortunio al ginocchio rimediato a Verona, torna in campo dopo tre giornate di assenza. Ritorna all’Olimpico, contro la sua ex squadra, per il finale di gara in cui prova ad impostare. Ma entrare con la giusta mentalità e pensare di stravolgere l’inerzia, non è affatto facile. Un paio di belle giocate che fanno bene solo al suo morale.

Barak, 5.5: con la moria di attaccanti, è lui l’uomo più offensivo dopo Lapadula. Ecco perché Liverani lo impiega nel pacchetto avanzato, sulla trequarti destra. Prova a fare quel che può, ma è evidente che non si trova a suo agio. Con l’ingresso di Shakhov, torna nella linea dei tre a sinistra ma oggi il graffio non c’è.

Mancosu, 5.5: con Barak forma la coppia di trequartisti, ma è chiaro come sia da lui che ci si aspettava qualche idea. Prova a prendersi il Lecce sulle spalle dopo il doppio svantaggio, ma oggi la concentrazione non è al massimo. Nella ripresa al suo fianco c’è Shakhov ma non cambia molto.

Lapadula, 6.5: l’unica punta a disposizione del Lecce deve caricarsi sulle spalle il peso di tutto l’attacco. Lui ci prova, corre a più non posso, ma senza il sostegno adeguato è davvero difficile. Ma a difesa del pallone è quasi il migliore. Nel finale inventa un gran tiro che si stampa sul palo: meritava il gol.

Liverani, 5.5: con un attacco ridotto all’osso, si presenta all’Olimpico con un 4-3-2-1, un albero di Natale, con cui provare a mettere in risalto le doti offensive di Mancosu e Barak. In regia ripropone Petriccione, affiancato da Deiola e Majer, ma l’approccio è terribile. La Roma comanda il joystick come in un videogioco e passa in vantaggio su un disastro di Petriccione in uscita. La sua squadra non gira a dovere, anzi non gira affatto. Nel corso dell’intervallo prova a correre ai ripari: lascia Petriccione negli spogliatoi, inserisce Shakhov e arretra Barak. La musica però cambia poco: il Lecce prova a fare gioco, ma oggi non riesce quasi nulla. La Roma risorge e dopo tre vittorie di fila, si torna sulla terra.



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