Dopo la vittoria buttata nel finale, in tanti si chiedono perché non si riesca mai a fare di più in serie A, ma il campionato del Lecce non conoscerà mai il lusso della tranquillità
È vero. Ieri i tre punti c’erano tutti ma non è la prima volta che il Lecce li butta via sulla linea del traguardo. Anche l’anno scorso a Roma i giallorossi erano arrivati al novantesimo in vantaggio e poi in due minuti presero due gol che valsero la sconfitta. Insomma ieri almeno non si è perso, ma se il recupero fosse stato più lungo chissà…
Non c’è che dire sul gioco e sull’impegno, il Lecce costruisce un’ottima partita, la terza di fila, dominando il campo, con l’atteggiamento del più forte. Il problema però è sempre la scarsa capacità offensiva. Per le tante azioni da gol create i gol sono sempre troppo pochi. Krstovic tira, ma la porta non la inquadra quasi mai, e questo lo abbiamo visto già l’anno scorso. Il finale è da suicidio perché davanti al portiere un attaccante in genere segna, ma Krstovic già qualche settimana fa contro il Cagliari aveva deluso lo stadio via del Mare con un impappinamento degno dei campetti della parrocchia, più o meno la stessa scena contro il Parma. In questo caso però va aggiunta l’incapacità di vedere il compagno libero alla sua destra, che più che egoismo è sembrato l’esito di un pacchetto completo di limiti importanti per uno che gioca in serie A. Ma la responsabilità più grave è quella sulla palla persa in attacco che consente al Parma di ripartire e andare a prendersi il pareggio. In altri tempi dopo una colpa del genere non avrebbe giocato più le prossime tre o quattro partite. Vedremo allora fin dove arriverà la misericordia di mister Gotti.
E a proposito di Gotti l’ultimo pensiero va a Ramadani che si è sottoposto al pubblico ludibrio in diretta internazionale. Il giocatore dopo un’ottima prestazione esce di scena nel peggiore dei modi, protestando reiteratamente per la sostituzione in base a non meglio precisati criteri di supremazia rispetto agli altri compagni di squadra che invece dovrebbero avere lo stesso diritto di partecipare, come il gioco del Calcio insegna ovunque e sempre.
E così anche quest’ anno i tifosi del Lecce prendono confidenza con l’idea che il campionato della loro squadra del cuore sarà una via crucis, fatta di sacrifici, rinunce, delusioni, vessazioni, errori (certamente arbitrali) e tante defaillance. Insomma il solito copione. E per la verità è già tanto, forse troppo per una sperduta realtà di provincia, che ha il privilegio di stare nel salotto dei piu belli e bravi.