
Chi ha frequentato un po’ i campi di calcio o è un attento spettatore di partite di pallone sa perfettamente che quello che è successo al Lecce di D’Aversa nei minuti di recupero all’ Olimpico contro la Roma di Mourinho può accadere. Niente di nuovo, insomma. Succede, capita… Ci sono squadre ben più titolate e ben più blasonate che nei minuti di recupero hanno perso una Champions, figuriamoci se non può accadere alla squadra salentina contro avversari smaliziati e molto più forti (Dybala e Lukaku hanno numeri tecnici da campionati molto più probanti di quello italiano). Certo, fa male… fa male da morire. Ma può succedere. Punto!
Adesso ciò che deve preoccupare sono le scorie mentali che lasciano certe sconfitte che sono arrivate in un momento non particolarmente brillante dei salentini. La testa di un atleta è particolare: possono subentrare incertezze, amnesie, insicurezze. Cominci ad avere paura a fare anche il più semplice dei passaggi e ti incarti, hai un’involuzione pericolosa.
Adesso deve essere bravo D’Aversa, deve essere brava la società, devono essere bravi i tifosi. Due cose sono certe: il Lecce non è una squadra scarsa (ha trame di gioco interessanti ed ha calciatori preparati) e il Milan paradossalmente è la squadra migliore che possiamo incontrare (forte – e quindi non sono ammessi cali di tensione – ma in piena crisi).
I salentini sabato pomeriggio al Via del Mare devono dare un calcio alla crisi, senza paura, senza timori reverenziali, giocandosela a viso aperto come sanno e possono fare.
Le incertezze difensive e l’incapacità di concretizzare in rapporto alla mole di gioco espressa (Strefezza l’avrebbe potuta chiudere a Roma con maggiore precisione o con maggiore altruismo) devono essere messe in soffitta. Sabato pomeriggio ha inizio una nuova mano di poker che non deve avere niente a che fare con le precedenti. Partita nuova, vita nuova.
L’allenatore ha dato una identità precisa alla squadra. Il Lecce sa soffrire, sa ripartire, sa essere compatto, è bravo nei tagli in attacco e in difesa, ha un centrocampo dinamico in cui tutti si sanno muovere. Due minuti di follia non possono e non devono cancellare le certezze dimostrate. Forza ragazzi, niente paura e testa al Diavolo.