
Gioie e dolori trascorsi indossando solo due colori – restando in tema di club, ovviamente – ossia nero ed azzurro. La gioia d'aver sollevato una Coppa Uefa nel 1998 di fronte alle lacrime della Lazio; il dolore d'essersi fatto soffiare un scudetto dalla Juventus in quel famoso 5 maggio; la gioia, incontenibile, dell'anno 2010, quando al "Santiago Bernabeu" una squadra italiana fu in grado di sollevare al cielo la Champions Leauge; gli scudetti stravinti (tranne uno, forse, ma quella è un'altra storia) con Mourinho e Mancini; il dolore delle sue tante, ingiuste, non convocazioni nella Nazionale argentina. Ed infine, l'infortunio che ultimamente ha privato la Serie A italiana delle sue "sgroppate" sulla fascia, nonostante l'età anagrafica avesse ormai raggiunto gli "anta".
In effetti, ragionandoci su, il numero 4 interista non ha mai fatto notare quanto un calciatore avverta sensibilmente l'avanzare degli anni. La costanza maniacale negli allenamenti, l'impegno, la dedizione; tutti aspetti che hanno funto e fungeranno da esempio ai giovani talenti presenti alla "Pinetina". Concludendo (e non con una certa dose di malinconia) dopo Alessandro Del Piero, adesso è un altro "vecchietto" terribile a fare "ciao" con la mano sotto la curva, tra sorrisi e pianti. Amanti del pallone, godetevi il momento. Degustate l'ultimo atto di una persona entrata nella leggenda dell'Inter. In certi casi i campanilismi vanno a farsi friggere. Che siate interisti, milanisti o juventini non ha importanza. Chi ama il calcio, non può non amare personaggi puliti come Javier Zanetti. O meglio, chi ama il calcio, non può non amare anche Zanetti. The End.