In 22 finiscono in manette, voto di scambio e intimidazioni. Sgominato il clan ‘Di Cosola’

Complessa operazione ad opera dei carabinieri del Capoluogo, che hanno tratto in arresto 22 persone aderenti ad un Clan mafioso con l’accusa di aver favorito un candidato alle elezioni regionali 2015.

Sono 22 le ordinanze di custodia cautelare in carcere emesse dal GIP del Tribunale di Bari su richiesta della DDA competente, con l'accusa di "aver preso parte ad un'associazione armata di tipo mafioso, scambio elettorale politico-mafioso e coercizione elettorale in concorso". Gli arresti sono scattati a seguito di una operazione congiunta delle forze dei Carabinieri del Comando Provinciale del capoluogo pugliese con il VI Elinucleo di Bari e le unità cinofile dei Carabinieri di Modugno. I soggetti, tutti affiliati al clan Di Cosola, dispiegavano le proprie attività illecite nella città levantina, ricomprendendo inoltre nelle aree d'azione anche Adelfia, Bitritto, Capurso, Casamassima, Ceglie del Campo, Gioia del Colle, Giovinazzo, Rutigliano, Sannicandro, Triggiano e Valenzano. 

Gli arresti sono scattati sulla scorta di una corposa indagine datata novembre 2015 del Nucleo Investigativo di Bari dalla quale erano emerse le capacità del clan di sviluppare l'attività criminale in quelle zone e mantenerla viva nonostante i tentativi di repressione ad opera dei Carabinieri. Inoltre, emerge dall'inchiesta l'esistenza di una "confederazione mafiosa", promossa dal clan Di Cosola, che si avvaleva di vere e proprie alleanze con altri noti personaggi della malavita barese al fine di contrastare le attività del clan avversario, quello degli "Strisciuglio". 

Altro dato che rivela l'inchiesta attiene a circostanze di brogli elettorali in occasione delle elezioni amministrative regionale del maggio 2015: il clan Di Cosola avrebbe sostenuto la candidatura di un candidato nella lista "Popolari", con l'accordo di ricevere un corrispettivo in denaro pari a 50 mila euro, con anticipo di 30 mila euro, a fronte della raccolta di preferenze ricorrendo a intimidazioni. Gli elettori avrebbero subito serie minacce dai membri del clan in caso di mancato adempimento, mentre in caso opposto avrebbero guadagnato una ricompensa di 20 euro a voto. 

Il candidato dei Popolari nonostante il sostegno della malavita non sarebbe però risultato eletto, anche avendo racimolato un gran numero di voti soprattutto nelle sezioni elettorali "custodite" dal clan.



In questo articolo: