Il Salento sta perdendo la vocazione agricola. Puntare sul turismo non basta

La fotografia del settore agricolo nel commento del presidente del GAL Terra d’Arneo, alla luce dei dati dell’Osservatorio Economico. Perse molte imprese, e il futuro non sorride

Nei giorni scorsi su queste colonne abbiamo portato all’attenzione dei lettori la realtà difficile in cui si ritrovano le campagne salentine, oggi abbiamo chiesto ad uno dei massimi esperti di politiche agricole del nostro territorio di analizzare le difficoltà e fornirci una lettura attenta della situazione.

Parliamo di Cosimo Durante, presidente del GAL Terra d’Arneo e già assessore provinciale alle politiche agricole, nonché amministratore locale di lungo corso ed ex sindaco di Leverano.

“Ci sono evidenze che confermano un trend ormai consolidato e i dati dell’Osservatorio economico se da un lato non ci confortano, dall’altro ci consegnano la fotografia della situazione che l’agricoltura sta vivendo. Sono quasi 15 anni ormai che il comparto primario fa segnare numeri in negativo con un saldo sempre più preoccupante, meno 5.479 attività, pari ad una contrazione del 17 per cento (dalle 32.131 imprese del 31 dicembre 2009 alle attuali 26.652 del 31 maggio scorso)” ha dichiarato Durante.

“A questo sembra non seguire una consapevolezza adeguata da parte delle istituzioni locali e della politica che, come diciamo da tempo, non riesce più ad individuare una visione d’insieme per nuovi modelli di sviluppo. Un turismo artigianale non può soddisfare le esigenze di conversione di un intero sistema agricolo che meriterebbe indirizzi politici di promozione all’interno di una strategia integrata. I dati della Camera di Commercio di Lecce ci dicono che il prodotto turistico raggiunge appena l’11 per cento del totale della produzione economica della provincia salentina, quindi una quota minima con la quale fare i conti a dispetto di molta letteratura e troppa enfasi sull’argomento. La mancanza dell’Industria se da un lato gratifica la vocazione ad un’economia di prossimità che punta su turismo e agroalimentare sul modello della Toscana, dall’altro crea condizioni di sofferenza imprenditoriale e di impoverimento dei livelli di qualificazione del comparto turistico, reso asfittico da eccessive impostazioni a carattere particolare e personale, che costituiscono un microcosmo fatto di professionalità da migliorare, e mancanza di esperienza e di investimenti a lunga scadenza”.

Sullo sfondo resta un territorio disadorno, oltraggiato dal disastro perpetrato dalla xylella che ha reso le campagne desertiche e ormai prive di attrattiva.

“Se avessimo ancora la forza e il coraggio di una volta forse potremmo lanciare una nuova sfida al territorio, quella di cercare nuove strade di cooperazione per reinventare il Salento e dare speranza ai nostri ragazzi, che diversamente hanno dinanzi a sé solo la strada della fuga al Nord o all’estero.”