Torre di Belloluogo, da fortezza a dimora di Maria d’Enghien

Da struttura difensiva a dimora estiva di Maria d’Enghien, contessa di Lecce e Regina di Napoli. La storia della Torre di Belloluogo

Sembra una di quelle maestose strutture di avvistamento che ‘sorvegliano’ le coste del Salento, ma Torre di Belloluogo non si affaccia sul mare. Severa e imponente fa la guardia al Parco a pochi passi dal centro storico di Lecce. Certo il suo passato racconta una storia simile a quella delle antiche sentinelle costruite per proteggere la terra dagli attacchi degli ‘stranieri’. Anche la Torre di Belloluogo con il suo fossato era usata a scopo difensivo prima di diventare la residenza estiva di Maria d’Enghien, la nobile contessa che dopo la morte del marito, il Principe di Taranto, Raimondello Del Balzo Orsini morto per un colpo infame del destino, ha spostato il re di Napoli Ladislao I d’Angiò-Durazzo. “Non me ne curo, ché se moro, moro da regina”, avrebbe detto prima delle sue nozze.

Se le pietre potessero parlare racconterebbero di dame e cavalieri, di nobildonne e damigelle, perché nell< Lecce barocca ci sono tante testimonianze della sua storia millenaria.

L’antico maniero è senza dubbio uno tra gli insoliti esempi di architettura medievale angioina. Fu costruita da Ugo o Gualtiero Brienne e da allora è sempre lì, bella e imponente. Una volta superato il ponte di pietra (che sostituisce il ‘vecchio’ ponte levatoio), si entra nella sala dal pavimento in pietra leccese che disegna un ottagono.

La cappella della Maddalena

Una scala a chiocciola, vero gioiello di architettura, conduce al piano nobile, dove c’è la piccola cappella privata voluta da Maria d’Enghien per ritirarsi in preghiera. Pochi metri quadri che conservano ancora degli interessanti affreschi, testimonianza dell’amore per l’arte della contessa e la sua devozione per Maria Maddalena, culto particolarmente diffuso sotto la corona angioina. Gli affreschi, risalenti alla fine del ‘300, di fatto ripercorrono la vita della Santa “Apostola degli Apostoli”. Nella lunetta – inserite in riquadri ornati da racami e cosmatesche – possibile ammirare le scene della Cena in casa del fariseo e la Resurrezioni di Lazzaro (in alto) e poi quella di Cristo e il Noli me tangere (in basso).

Un luogo cambiato con il tempo. Accantonati tornei, scomparsi i cavalieri, la Torre pare sia stata donata agli Olivetani dal re Alfonso II di Napoli. Per la cronaca, Alfonso II aveva sposato, nel 1445, la giovane Isabella di Chiaromonte, la cui nonna era proprio Maria d’Enghien. Curiosità. Alla sua morte, avvenuta nel 1446, la contessa venne sepolta presso il Monastero di Santa Croce a Lecce, ma ad oggi non è possibile porgere un fiore sulla sua tomba, poiché la struttura venne distrutta e la sua sepoltura perduta in seguito ai lavori di rifacimento del Castello Carlo V.



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