Torre del Serpe, la leggenda legata all’antico faro ad olio

Il nome Torre del Serpe è legato ad un’antica leggenda. Ogni notte un serpente saliva dalla scogliera per bere l’olio che teneva accesa la lanterna del faro, ma un giorno….

Il tratto che da Otranto conduce al Faro di punta Palascia nasconde tanti ‘gioielli’ da scoprire. Percorrendo la litoranea è impossibile non notare la Torre del Serpe, un’antica torre che è diventata con il tempo un punto di riferimento per i marinai che volevano raggiungere le coste del Salento con il loro carico di merci e storie da raccontare. Sempre lì, per un arrivederci a chi spera di tornare o un addio rassicurante a chi ha la certezza che troverà sempre quella luce ad aspettarlo.

Vigile, silenziosa, mostra i segni della sua battaglia, in parte persa contro i venti che soffiano forte e le intemperie. Ora, malmessa, ma sempre bellissima, continua a ‘combattere’ illuminata del sole che batte forte sulla costa.

Torre di avvistamento, sì o no?

Sentinella silenziosa? Non tutti gli studiosi concordano sul fatto che la torre sia stata costruita per sorvegliare il mare. Per la sua forma, diversa dalle altre costruzioni di avvistamento che si possono incontrare lungo le coste del Salento, ma anche per la sua posizione. Si affaccia sulla scogliera solitaria, troppo lontana per ‘comunicare’ con Torre Sant’Emiliano o Torre Minervino. In caso di pericolo, infatti, chi era di vedetta avvisava i vicini per metterli in guardia e organizzare la difesa. La torre della Serpe sarebbe stata più un faro, lì posto per avvisare i naviganti della presenza di quell’ultimo lembo di terra.

Dopo la battaglia di Otranto del 1480 e la morte degli 800 martiri, quando iniziò la grande opera di costruzione delle torri costiere, quelle ‘vecchie’ furono restaurate ed integrate nella fitta rete di nuove sentinelle. Torre del Serpe era una di queste. Questo giustifica la sua presenza negli Elenchi del Vicerè del 1569 (indicata col nome di “T. di capo Cocorizzo”).

La leggenda

La Torre del Serpe, simbolo di Otranto, deve il suo nome ad un’antica leggenda. Le sue mura raccontano storie di pirati ‘beffati’ da un serpente che, durante la notte, si intrufolava nella struttura per bere l’olio del fanale che illuminava tutto intorno. Una notte, prima di quel 1480 passato alla storia, i Turchi tentarono di assediare la città. Le navi piene di soldati riuscirono ad avvicinarsi pericolosamente alla costa, mentre i “guardiani”, cullati dalla fresca brezza marina si erano addormentati sotto un tetto di stelle, noncuranti della minaccia in arrivo dal mare.

Fu il serpente ad evitare l’invasione, spegnendo la lanterna alimentata a olio, che nelle notti senza luna tracciava la rotta ai naviganti. I Saraceni, disorientati, sbarcarono a Brindisi.

C’è anche un altro racconto, nato ai tempi di Maria d’Enghien,che Maria Corti narra nell’Ora di tutti. Dice che quello della torre era un luogo sinistro «dove la notte i morti tornavano dal mare alla riva; salivano sugli scogli e andavano con sottili lamenti fra le malerbe».

A sbattere a causa del buio, questa volta, fu un galeone proveniente da Venezia. La flebile luce delle stelle non bastò e il mercantile andrò contro gli scogli, condannando i mercanti.

Da quel giorno, nelle notti d’estate, quando il mare è calmo, è possibile ascoltare ancora i lamenti e le cantilene dei marinai che persero la vita. Dopo secoli, le anime inquiete dei dispersi in mare vagano ancora alla disperata ricerca della riva.

foto di copertina Roberto Maffei



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