
L’attacco al cuore dello Stato da parte delle Brigate Rosse si concluse quel maledetto 9 maggio del 1978. Erano le 13.30 quando il cadavere del Presidente, Aldo Moro fu trovato adagiato nel portabagagli di una Renault 4 rossa, parcheggiata contromano, rimasta indelebilmente impressa nella mente degli italiani, nonostante non c’era né Facebook né WhatsApp a diffondere quelle immagini terribili. Indossava lo stesso abito scuro che aveva il giorno del rapimento: un abito blu, con la camicia bianca a righine e la cravatta ben annodata. Lo avevano trucidato con una raffica al cuore; quando lo hanno trovato rannicchiato con la testa contro la ruota di scorta, la mano sinistra sul petto era insanguinata.
Il luogo scelto per restituire il corpo senza vita dello statista di Maglie non fu casuale: via Michelangelo Caetani a Roma, si trovava esattamente a due passi da piazza del Gesù, dove c'era il quartier generale della Democrazia Cristiana e non poco lontano da via delle Botteghe Oscure, sede del Partito Comunista Italiano.
Nella memoria resta anche quella telefonata anonima al professor Francesco Tritto, assistente e confidente del leader DC, in cui un brigatista annunciava la triste fine di un uomo che ha pagato con la vita la sua dedizione allo Stato.
Improvvisamente, su quella piccola stradina nel cuore di Roma, solitamente frequentata, cadde un silenzio surreale. Davanti all’auto diventata una bara di metallo, si erano conclusi nel peggiore dei modi i cinquantacinque giorni di sequestro, segnati dalle strazianti lettere di Moro dalla cosiddetta “prigione del popolo”. Tanto era passato dalla strage di via Fani, che aveva dato il via ad uno dei periodi più bui della storia italiana.
Poche ore dopo, la famiglia dello statista di Maglie diffuse questo comunicato: «La famiglia desideria che sia pienamente rispettata dalle autorità dello Stato e di partito la precisa volontà di Aldo Moro. Ciò vuol dire: nessuna manifestazione pubblica o cerimonia o discorso; nessun lutto nazionale, né funerali di Stato o medaglia alla memoria. La famiglia si chiude nel silenzio e chiede silenzio. Sulla vita e sulla morte di Aldo Moro giudicherà la storia». Peccato che ancora non abbia raccontato la verità.