Abbiamo incontrato Francesca Minerba, Luigi Gabellone e Guglielmo Sferrati, referenti del progetto ‘E se chiedessimo aiuto agli organismi pionieri?’. Gli organismi pioneri sono i licheni e la fierezza del loro nome è dovuta alla loro resistenza, sono, infatti, i primi organismi che colonizzano gli ambienti resistendo agli stress atmosferici con duttilità.
L’avventura dei giovani biologi inizia con l’invito della Società Lichenologica Italiana a prendere parte ad un biomonitoraggio nazionale sulla qualità dell’aria attraverso lo studio dei licheni nella zona di Porto Selvaggio.
Queste colorate simbiosi tra fungo ed alga sono infatti bioaccumulatori e bioindicatori, assorbendo lo smog permettono di ricavare-attraverso la loro analisi-dati attendibili circa la qualità dell’aria nell’area entro cui insistono.
L’idea geniale non è tardata ad arrivare: se i licheni assorbono le sostanze inquinanti presenti nell’atmosfera perché non creare dei Pannelli ai Licheni per purificare l’aria che respiriamo? Il prototipo è quello di un giardino lichenico portatile che, grazie alla resistenza degli organismi pioneri, potrà essere distribuito ovunque, indipendentemente dal clima.
I piccoli geni sono pronti per le Olimpiadi Internazionali della Sostenibilità e dell’ambiente dove presenteranno il progetto, ma non finisce qui.
Dal Liceo Q.Ennio arriva anche un’altra grande invenzione: il Bio Cemento alla Ciliegia. Invenzione, quest’ultima, che ha garantito agli studenti il primo posto al Concorso dell’Unione Europea dei Giovani Scienziati 2016, organizzato da FAST (Federazione Nazionale delle Associazioni Scientifiche e Tecniche). L’input è stato dato dalla 'golosissima' Prof.ssa Congedo che, durante una scorpacciata di ciliegie, ha ricordato l’antico rimedio ai dolori articolari utilizzato dalle nonne salentine: riscaldare i noccioli dei piccoli frutti per apporli sulle zone dolenti sfruttando così il rilascio graduale del calore ad opera di questi.
Perché non valorizzare questa proprietà termica per isolare anche le case? Ed ecco che iniziano nei laboratori della scuola le prime sperimentazioni volte a verificare la resistenza dei noccioli all’ambiente basico del calcestruzzo e, una volta esperita con successo questa procedura, la proposta di collaborazione recapitata alla Italcementi di Brindisi che subito si è dimostrata interessata e disponibile ad affiancare ai Quintoenniesi i propri ingegneri. Importante anche l’apporto dell’Università del Salento grazie soprattutto al coinvolgimento della Professoressa Mariaenrica Frigione.
“Questo cemento alleggerito non serve per i muri portanti, è studiato per sopportare pesi minori ma abbiamo comunque verificato, con gli Ingegneri di Brindisi, la sua resistenza. Il progetto prevede di utilizzare i noccioli al posto dell’argilla espansa e la grandezza dell’intuizione è nel fatto che questa procedura, oltre a riutilizzare scarti della filiera alimentare, elimina dal processo produttivo l’argilla il cui utilizzo implica la sua estrazione dalle cave- con l’ inevitabile depauperamento dell’ambiente che ne consegue- e la cottura in forni che raggiungono temperature elevatissime e che immettono nell’aria CO2, consumando energia e combustibili.” Ci spiegano Cristina D’amato e Simone Margarito, ambasciatori del programma che concludono dicendosi ottimisti in merito agli utilizzi che potrà avere questo biomateriale.
Studenti eccellenti che stanno regalando tanto al loro Paese, in termini di idee ed ingegno. Paese che auspichiamo si adoperi presto per ricambiare gli sforzi non solo dei ragazzi che abbiamo incontrato oggi, ma anche di tutti gli scienziati che-nonostante la poche risorse stanziate dalle istituzioni in favore della ricerca-ogni giorno cercano ‘nuove verità’ nell’interesse della comunità, pionieri e resistenti come i Licheni.
di Armenia Cotardo
