Conte, ora la stretta è totale: “chiude tutto ciò che non è essenziale. Uniti ce la faremo”

Nuova stretta del Governo che, per contenere ulteriormente la diffusione del Covid-19, ha deciso di sospendere tutte le attività che non siano essenziali.

La maglie si stringono, l’Italia si chiude ancora di più. L’emergenza sanitaria legata al coronavirus obbliga il Governo ad adottare nuove e più severe misure di restrizione, ordinando la chiusura totale di ogni attività commerciale, escluse soltanto le rivendite di alimentari e i servizi sanitari. Insomma, solo ciò che è davvero servizio essenziale. Fino al 3 aprile.

Il Premier Giuseppe Conte nella tarda serata di oggi è riapparso in diretta streaming sulla sua pagina Facebook, collegato con tutte le TV, annunciando le nuove misure: “Sin dall’inizio di questa crisi – ha detto in apertura il Premier – ho scelto la linea della trasparenza e della condivisione massima, rendendo tutti gli italiani partecipi in questa crisi, la più dura dal Dopoguerra”.

Quella di oggi è stata una giornata tragicamente campale: 793 morti in sole 24 ore, 4821 contagiati in più (per un totale di 42.681 di soggetti attualmente positivi. Mai numeri così tremendi nel nostro Paese (sebbene il bollettino del Sud resta in linea con le previsioni).

“La morte di tanti concittadini – ha spiegato – è un dramma quotidiano: non si tratta solo di numeri, ma di persone e di storie. Dobbiamo continuare a rispettare tutti e tutte le regole, con pazienza e fiducia. Non è affatto facile rinunciare alle nostre abitudini, ma non abbiamo scelta. Restare a casa, poi, è un sacrificio minimo se pensiamo a quanto stanno facendo medici e infermieri negli ospedali, come anche Forze dell’Ordine, Protezione Civile, cassieri dei supermercati e farmacisti. Il loro è un atto d’amore per l’Italia intera.

Ecco perché oggi, dopo una lunga giornata, abbiamo deciso di chiudere ogni attività produttiva in tutto il territorio della Nazione che non sia davvero essenziale in questo momento. Nessuna limitazione per supermercati, farmacie, parafarmacie, attività bancarie, postali e assicurative. Ecco perché non hanno senso le corse al carrello. Tutto il resto, il lavoro verrà garantito e incentivato solo in modalità di smart working”.

E’ atteso a breve l’effetto della quarantena imposta con il DPCM dello scorso 9 marzo, ma nel frattempo Conte decide di stringere le maglie. C’è da dire che la spinta decisiva è arrivata dopo le forti sollecitazioni ricevute dai governatori di Lombardia, Piemonte e Veneto, regioni sempre più in affanno e al limite del collasso.

In tal senso, sia Fontana a Milano che Appendino a Torino hanno in qualche modo anticipato le misure nazionali, ordinando il fermo a cantieri, studi professionali e uffici. Pressing nel pomeriggio anche da parte dei sindacati.

“Rallentiamo l’attività produttiva del nostro Paese, senza fermarla del tutto“, ha tenuto a precisare il Presidente del Consiglio dei Ministri.

A spingere il Governo alla nuova stretta, inevitabilmente anche le tante denunce (oltre 70.000 in tutta Italia) di chi in queste settimane ha violato i decreti di sicurezza, uscendo da casa troppo facilmente e senza motivi di stretta necessità.

“Dico a tutti che lo Stato c’è, lo Stato è qui. Il Governo assumerà ogni azione per rialzarci e ripartire quanto prima. Oggi però siamo tutti votati alla difesa del bene più importante, quello della vita. Se questo sistema regge, molto presto torneremo nei nostri uffici, nelle nostre piazze, ad abbracciarci. Uniti ce la faremo“, conclude Giuseppe Conte.

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