Dossier immigrazione, dati costanti in Puglia. Ma c’è ancora da fare sul fronte integrazione

Presentato il dossier statistico immigrazione 2021, curato dal centro studi e Idos. Le presenze restano stabili in Puglia. Ma su alcuni fronti permane il divario con la popolazione locale.

dossier immigrazione

È stato presentato nelle scorse ore il dossier statistico immigrazione 2021, curato dal centro studi e ricerche Idos. A interessarsi dell’analisi della presenza straniera in Puglia è Antonio Ciniero, docente di teoria e ricerca sociale presso Unisalento e già docente di Sociologia delle migrazioni. I dati della presenza straniera in Puglia restano stabili. Ma permane su alcuni fronti il divario con la popolazione locale, alla luce anche delle difficoltà emerse durante il periodo pandemico. I riverberi della pandemia, difatti, avrebbero colpito specialmente la popolazione straniera. E, tra questa, in particolare le donne lavoratrici.  A confermarlo è lo stesso Ciniero, nel presentare i risultati delle ricerche da lui condotte.

“I dati italiani e quindi quelli regionali vanno inquadrati in quella che è la governance europea delle migrazioni, ricordando che da quando è venuta meno la missione Mare Nostrum la rotta delle migrazioni del Mediterraneo centrale è diventata quella che registra il numero più alto di vittime e questo non è accettabile. Abbiamo alle spalle un anno difficile – continua il docente – perché la crisi legata pandemia non ha colpito tutti in modo omogeneo: nella nostra regione se si guarda al mercato del lavoro le ricadute negative più pesanti l’hanno avuta le donne straniere, la cui quota di disoccupate è passata dal 38,3% al 53,1%”.

I dati sulle presenze straniere sono costanti negli ultimi tre anni, e si attestano al 3,4% della popolazione pugliese.  Lecce è la terza provincia, dopo Bari e Foggia, per numero di stranieri, la maggior parte dei quali – il 54,8% – è di origine europea (il 33,9% di un Paese Ue). Segue l’Africa con il 23,7%, l’Asia con il 18,1%. I primi cinque paesi per numero di residenti sono Romania (33.970, il 25,1% del totale dei residenti stranieri), l’Albania (20.850, 15,4%), Marocco (10.106, 7,5%), Cina (6.032, 4,5%), Senegal (4.625, 3,4%).

Quanto al mercato del lavoro, il tasso di occupazione è simile tra stranieri e italiani (rispettivamente 46 e 46,2%) mentre i tassi di disoccupazione degli stranieri è quasi il doppio rispetto a quello degli italiani: il 22,7% contro il 13,6. Il 51,3% degli occupati stranieri svolge un lavoro manuale non qualificato, il 63% è impiegato nei servizi, il 25% in agricoltura. Sono invece titolari di un’impresa individuale in 16.348.

Quanto ai processi di integrazione, secondo il dossier immigrazione sono 20mila i cittadini stranieri residenti in Puglia che dal 2008 al 2020 hanno acquisito la cittadinanza italiana, 1.797 solo nell’ultimo anno. I figli nati da genitori stranieri residenti sono stati attorno alle 1.500 unità. Nell’anno scolastico 2019/20 erano 18.745 gli studenti con cittadinanza non italiana presenti nelle scuole di ogni ordine e grado e oltre la metà di loro è nata in Italia. A sottolineare come sia necessario ancora un intervento teso a favorire l’integrazione delle persone di origine straniera è il segretario della Cgil Puglia, Pino Gismundo, a margine della presentazione del dossier immigrazione.

“Il riconoscimento pieno dei diritti di cittadinanza è ovviamente correlato alla possibilità di reclamare i diritti sul lavoro. In Puglia sappiamo che vi sono situazioni in cui addirittura la dignità delle persone deve essere riconosciuta, penso a chi vive nell’ombra, nei ghetti, a quei lavoratori stranieri vittime di un caporalato che specula sul bisogno di tanti uomini e tante donne’’. Per questo – continua Gismundo si rende necessario “uscire dalla sola visione emergenziale, costruendo politiche di inclusione anche attraverso una migliore strutturazione dell’intermediazione pubblica del lavoro, anche per sconfiggere quelle percezioni che vedono nell’immigrazione solo un problema e non una straordinaria risorsa, e un passo iniziale potrebbe essere proprio l’attivazione dell’Osservatorio regionale. Poi certo servono leggi a livello nazionale che favoriscano la cittadinanza: il 50% degli studenti che frequentano le scuole in Puglia è nato in Italia. Dando ad esempio ai cittadini stranieri la possibilità di votare e scegliere i propri amministratori. Tema di civiltà e diritti, ma anche economico, perché sottrarre quei lavoratori succubi di datori di lavoro senza scrupoli o vittime di caporalato significa anche recuperare risorse alla collettività che altrimenti finiscono in circuiti criminali. E dossier come questo ci permettono di dimensionare i fenomeni, di parlarne con cognizione di causa e costruire quindi servizi e risposte adeguate”.



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