Illustre Presidente della Repubblica Sergio Mattarella,
mi permetto di scriverLe questa lettera aperta come atto d’amore dovuto alla mia Terra e nel rispetto del Suo ruolo e delle Istituzioni. L’apertura del nuovo teatro Apollo costituisce un appuntamento con la storia e la cultura di Lecce e del suo territorio che va ben al di là della semplice, se pur solenne, cerimonia di inaugurazione. Per uno strana coincidenza del destino, in occasione della fine del secolo, in un tempo di grande fermento toccò a me mandare in scena per l’ultima volta il Teatro Apollo (già chiuso da anni e dal destino incerto) con una istallazione esterna dal titolo “Il secolo XX attraverso il cinema”.
Al tempo, giovane architetto di 27 anni, sognavo di aprire il Teatro al nuovo tempo e con esso le mie “prospettive a mezzogiorno”, esplicitate sul manifesto: “…ma questa volta la scena non è chiusa in una sala, è aperta verso la città, scende per i gradini, si rivolge a tutti noi, ansiosi per l’evento, non più semplici comparse, ma protagonisti di un futuro uguale ad un tempo passato o di un qualcosa di nuovo che dovrà ancora accadere". Oggi, 03 febbraio 2017, finalmente si inaugura il Teatro Apollo e il mio tempo segna 45 anni.
Se il restauro del prezioso monumento/contenitore culturale fossero soltanto il pretesto di una passerella e/o di uno spettacolo, non avrei corrisposto l’anelito di riscatto sociale che promana dalle mura ringiovanite e sottratte a un tortuoso destino di oltre 18 anni di attesa. Stappare la bottiglia buona ad un battesimo tanto atteso rappresenta un’occasione golosa per tutti coloro che mossi da passione e affetto per le arti e la cultura, si affretteranno ad ingrossare le lunghe code che cominceremo a mettere in scena nel bel mezzo di via Trinchese. Per un po’ sarà così, grazie ad una enfatizzata progettualità che chiederà, in cambio, un prezzo ben più alto del biglietto d’ingresso. Un’occasione insomma, siete tutti d’accordo? Certo. Tanto più che, per l’occasione, sarà il Presidente della Repubblica ad amministrare il sacro rito battesimale, come se l’inaugurazione del teatro leccese fosse l’apertura dell’autostrada del sole di una nuova età, di un nuovo tempo. Per quelli come me che hanno scelto di vivere e progettare il Sud, è sicuramente un giorno di festa, ma è anche il tempo della riflessione… E allora, quale migliore occasione, se non questa, per portare sul palco del rinascente teatro, gli uomini, il territorio e le loro storie che reclamano una risurrezione? Quale migliore occasione, al cospetto del Capo dello Stato Italiano, per mettere davanti agli occhi dell’Italia intera il Lavoratore della strada statale 275 Maglie Leuca, unitamente al territorio e ai suoi abitanti che da anni attendono di essere agganciate all’utopia di uno sviluppo, sempre ritardato, sempre mancato, sempre vanificato da mille controversie? Quale migliore occasione se non quella di mettere dinanzi agli occhi paterni del Presidente Mattarella un bimbo, una famiglia o un medico dell’ospedale oncologico di Lecce, nella provincia italiana con la più alta incidenza tumorale a livello nazionale? Quale migliore occasione se non quella di mostrare al Capo dello Stato lo sguardo oppresso e mortificato del Contadino afflitto dalla maledizione della Xylella, il produttore sconfitto che non si arrende, l’uomo crocefisso sul legno dell’Ulivo?
Illustre Presidente, ecco l’uomo. “L’ecce homo del Salento” va in scena sul palco dell’Apollo rinnovato. E che si rinnovi anche il resto, come un solenne perdono dei peccati di una classe dirigente che merita di essere perdonata in una terra in cerca di assoluzione perenne con l’augurio per le nuove generazioni che "…la scena non è chiusa in una sala, ma è aperta verso la città, scende per i gradini, si rivolge a tutti noi, ansiosi per l’evento, non più semplici comparse, ma protagonisti di un futuro uguale ad un tempo passato o di un qualcosa di nuovo che dovrà ancora accadere."
Lecce, 03 febbraio 2017
Alfredo Foresta architetto
