La Puglia che fa gola alle Compagnie petrolifere. Da Lecce ”˜no”™ alla ricerca degli idrocarburi

Dal Comune di Lecce arriva il parere sfavorevole alla richiesta di permessi pervenuta dalla Società Global Petroleum Limited per la ricerca e coltivazione di idrocarburi all’ interno di un’ area marina al largo delle coste pugliesi.

Non ci sarebbero le condizioni di compatibilità ambientale. Con questa affermazione la Giunta presieduta dall’assessore comunale all’ ambiente, Andrea Guido, ha licenziato la richiesta della Società Global Petroleum Limited, in merito ad attività di ricerca di idrocarburi in mare.

Non c’è pace per il mare di Puglia, insomma, che si conferma nel mirino delle compagnie operanti nel settore delle energie.

Dato che per le nuove richieste, in base al D. Lgs. n. 152/2006, si prevede la preliminare sottoposizione alla procedura di valutazione di impatto ambientale ministeriale e il parere degli enti locali posti in un raggio di dodici miglia dalle aree marine e costiere interessate, se ne è discusso anche nel capoluogo salentino.

Va detto che lo scorso giugno la Direzione Generale per le Valutazioni Ambientali del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare ha comunicato l’esito favorevole delle verifiche di procedibilità delle istanze presentate dalla Global Petroleum Limited e il conseguente avvio del procedimento di competenza statale per la prospezione di idrocarburi liquidi e gassosi in mare in quattro aree nel mare adriatico meridionale, aventi un’estensione di circa 750 Kmq cadauna per una superficie complessiva di circa 3000 kmq all’interno del bacino del basso Adriatico.

Nell’ambito della procedura ministeriale di V.I.A., l’ Ufficio V.A.S. del Comune di Lecce, ha espresso parere negativo alla compatibilità ambientale degli interventi. La Giunta Comunale, lo scorso venerdì, con deliberazione ne ha preso atto e ha dato conferma a quanto rilevato dal nucleo di valutazione ambientale strategica, inoltrando il tutto all’ente regionale.

Due sarebbero le fasi dei lavori proposti dalla Società Global Petroleum Limited per valutare la presenza in mare di accumuli di idrocarburi economicamente sfruttabili : una operativa di ricerca e un’eventuale fase di perforazione. Va da sé che per la prima fase verrebbero effettuati  studi di terreno, mentre l’eventuale seconda fase contemplerebbe la perforazione di un pozzo esplorativo.  “In questo caso il progetto sarebbe cosa molto diversa dal programma di ricerca presentato oggi – ha affermato Guido – Ecco perché è necessario porsi in tale prospettiva e sottolineare con forza che lo sfruttamento del litorale adriatico su vasta scala e a pochi chilometri dalla costa, in una zona di alto valore naturalistico e turistico potrebbe avere dei risvolti pesantemente negativi dal punto di vista ambientale, economico e sociale”.

La valutazione sfavorevole che parte da Lecce, fa tesoro degli incidenti, anche gravissimi, che in tutto il mondo hanno interessato le piattaforme marine per la prospezione, la ricerca e la coltivazione di idrocarburi. Disastri ambientali in alcuni casi irreversibili, che molto danno da pensare.

Le attività delle piattaforme, nella fase esplorativa e in quella estrattiva, inoltre, sversano in mare un quantitativo di idrocarburi valutato nel 10% del totale dell'inquinamento marino da idrocarburi. Sostanze fangose che inevitabilmente sono generate dalle trivellazioni e dagli scarti degli idrocarburi estratti e lavorati, “letali per la fauna marina e l'intero ecosistema dell' Adriatico”. Per non parlare, poi, dell'inquinamento provocato dal transito in mare di natanti e navi-cisterna deputate al trasporto di idrocarburi.

Insomma, si levano ancora una volta gli scudi contro ciò che possa portare nocumento al nostro bel mare – meta di tanti turisti – e a tutto il sistema che gira intorno ad esso.



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